Titolo originale: The Kill Room
Regia: Nicol Paone
Sceneggiatura: Jonathan Jacobson
Cast: Uma Thurman, Maya Hawke, Samuel L. Jackson, Joe Manganiello
Musiche: Jason Soudah, Jessica Rose Weiss
Produzione: USA 2023
Genere: Commedia
Durata: 98 minuti
Trama
Patrice (Uma Thurman), mercante d’arte in difficoltà economiche, attira l’attenzione di Gordon (Samuel L. Jackson), un ebreo a capo di un’organizzazione criminale che opera sotto copertura nella sua panetteria. Gordon, individuando in Patrice l’opportunità di sfruttare la sua galleria per riciclare denaro, le propone una collaborazione. Dato che il valore dell’arte è soggettivo, nessuno si farebbe domande su delle fatture emesse con cifre a cinque zeri.
Patrice accetta la proposta dell’uomo che arruola Reggie (Joe Manganiello) – un assassino noto come “The Bagman” – per produrre le “opere d’arte” da vendere ai collezionisti. La situazione sfugge di mano quando le opere di Reggie cominciano a venire apprezzate davvero e a causare scalpore.
Recensione
Il fattore più intrigante de La stanza degli omicidi risiede nella pregevolezza del suo cast, che quale emerge come elemento di maggiore interesse. Uma Thurman, l’indimenticabile “The Bride” di Kill Bill, torna in un ruolo da protagonista sul grande schermo, portandosi dietro la figlia Maya Hawke per una comparsata. Al fianco di Thurman questa volta ritroviamo con immenso piacere nientemeno che Samuel L. Jackson.
La fenomenale accoppiata di questa dark comedy (che a dirla tutta non risulta poi così divertente) rappresenta un riavvicinamento cinematografico non indifferente, anche se sottotono, dopo due decenni dalla loro ultima apparizione insieme in Kill Bill Vol. 2 nel 2004. Joe Manganiello, sbiadito a causa di una sceneggiatura che non restituisce dignità al suo personaggio, non regge il confronto.
Oltre a ciò, l’idea originale sottesa alla trama subisce un sacrificio, poiché l’intero film si erige su un’unica scena chiave, ovvero il climax finale che introduce la Kill Room e che rappresenta l’unico sospiro di sollievo in grado di risollevare dal tedio del secondo atto. La parte centrale della narrazione viene ridotta a una serie di sequenze monotone, caratterizzate da un montaggio discutibile, dialoghi banali e una regia piatta caratterizzata da inquadrature troppo basilari che pesano sul coinvolgimento del pubblico.
Il tema affrontato, anche se spiattellato eccessivamente dai personaggi, si rivela in realtà interessante e attuale, facendo riflettere sulla tendenza umana a collezionare beni di lusso, in questo caso opere d’arte costose, non tanto per il loro valore intrinseco o per un’autentica passione artistica, quanto piuttosto per ostentare uno status sociale elevato, o addirittura come mero stimolo di soddisfazione personale e innesco della libido.
La critica alla società consumistica e materialistica, che si delinea attraverso il racconto, mette in discussione un sentimento tacitamente quasi accettato secondo cui il valore di un individuo si riflette nei beni materiali posseduti. Il godimento e il processo di acquisizione di tali beni inducono a trascurare, invece, le fonti più pure di felicità e realizzazione personale.
Curiosità
Nonostante Thurman e Jackson abbiano entrambi partecipato a “Pulp Fiction” e “Kill Bill”, i loro personaggi non interagiscono direttamente nelle scene di questi due film, avendo trame separate. Quindi, “La stanza degli omicidi” rappresenta la loro prima vera collaborazione on-screen.