- Cinema e divano

Lilo & Stitch

Dove vederlo: Al cinema

Titolo originale: Lilo & Stitch

Regia: Dean Fleischer Camp

Sceneggiatura: Chris Kekaniokalani Bright, Mike Van Waes

Cast: Maia Kealoha, Sydney Agudong, Chris Sanders, Zach Galifianakis

Musiche: Dan Romer

Produzione: USA 2025

Genere: Fantastico

Durata: 108 minuti

Trailer

(L-R) Maia Kealoha as Lilo, Stitch and Sydney Agudong as Nani in Disney’s live-action LILO & STITCH. Photo courtesy of Disney. © 2025 Disney Enterprises Inc. All Rights Reserved.

Trama

La storia racconta l’amicizia che si instaura tra Lilo (Maia Kealoha), vivacissima orfana dell’isola Kauai, e il vulcanico extraterrestre Stitch, alias “Esperimento 626”. Questo bizzarro, energico e intelligentissimo alieno è stato progettato illegalmente dal dottor Jumba Jookiba per essere un “ordigno distruttivo”, considerato perciò altamente pericoloso dalla Federazione Galattica. Lilo e Stitch apprenderanno l’uno dall’altra, vivendo straordinarie avventure.

Recensione

A oltre vent’anni dalla prima versione animata, Lilo & Stitch torna sul grande schermo in una veste completamente rinnovata, un adattamento live action che non solo omaggia con rispetto e affetto il film d’animazione del 2002, ma riesce persino a superarne alcuni aspetti grazie a una regia ispirata, interpretazioni intense e una resa visiva che rasenta l’eccellenza.

Il regista Dean Fleischer Camp – già autore del delicato Marcel the Shell with Shoes On – firma un film che riesce dove molti remake Disney hanno fallito: dare nuova linfa vitale a una storia amata senza svuotarla di senso. È importante approcciarsi a questo Lilo & Stitch con la consapevolezza che si tratta di una nuova versione, non un mero rifacimento. E questa è, forse, la sua più grande forza.

Fleischer Camp introduce elementi inediti, ne modifica altri (l’assenza di Gantu ne è un esempio evidente), riplasma alcuni snodi narrativi con più profondità psicologica, soprattutto nei personaggi di Lilo e Nani. Il risultato è una pellicola che non si limita alla nostalgia, superando limiti oramai anacronistici.

Al centro di tutto c’è lei, Lilo, interpretata dalla giovanissima Maia Kealoha, una vera e propria rivelazione. La sua interpretazione è intensa, carismatica, sfaccettata. Porta sullo schermo tutta l’eccentricità, la fragilità e la tenerezza del personaggio originale, ma con una maturità emotiva sorprendente per un’attrice alla prima esperienza. La Lilo del 2025 è un personaggio che si muove tra ferite mai rimarginate e desiderio disperato di appartenere.

Accanto a lei, Sydney Agudong nel ruolo di Nani è un’altra grande conquista: il suo rapporto con la sorella è trattato con una delicatezza, che esplora il peso della responsabilità, la fatica del prendersi cura e il senso di colpa che deriva dal non riuscire a essere tutto, sempre, per chi si ama.

Stitch è reso con una CGI realistica, tanto da far dimenticare allo spettatore che nella realtà quest’alieno non esiste. Merito degli effetti visivi curati da ILM, ma anche – e soprattutto – del ritorno di Chris Sanders alla voce originale. Sanders riesce ancora una volta a infondere a Stitch quella miscela di caos, affetto e ironia che lo ha reso uno dei personaggi più amati del repertorio Disney. Ogni scena in cui appare è viva, emozionante, irresistibile. La sua relazione con Lilo è toccante e genuina, una delle dinamiche più riuscite.

Tra i personaggi secondari spiccano Billy Magnussen nei panni di Pleakley e Zach Galifianakis nel doppio ruolo (umano e alieno) di Jumba. Se quest’ultimo ha diviso i fan per un’interpretazione meno sfaccettata dell’originale, è innegabile che il duo funzioni e porti sullo schermo la giusta dose di comicità.

Interessante anche la scelta di introdurre personaggi nuovi, come Mrs. Kekoa, interpretata da Tia Carrere (voce originale di Nani), e di ridistribuire il ruolo di Cobra Bubbles, ora affiancato da una convincente performance di Courtney B. Vance. La pellicola non manca di strizzare l’occhio ai fan di lungo corso, con piccoli riferimenti ai sequel animati e ritorni di volti noti come Amy Hill e Jason Scott Lee.

Non sarebbe Lilo & Stitch senza Elvis. E anche qui il film non delude. I classici tornano – Burning Love, Suspicious Minds – ma si aggiungono anche nuovi brani perfettamente inseriti nel contesto hawaiano, incluso un sorprendente pezzo di Bruno Mars. La nuova versione di Hawaiian Roller Coaster Ride è vibrante e coinvolgente, un vero inno alla gioia di vivere che riesce a mantenere inalterato lo spirito primigenio, rinfrescandolo con arrangiamenti moderni.

Il rispetto per la cultura hawaiana, la lingua, i paesaggi e l’identità è evidente e centrale. Non si tratta solo di ambientare una storia lì: il film vive le Hawaii. Le spiagge, la comunità, le dinamiche familiari e la spiritualità sono parte integrante della narrazione, mai sfondo decorativo. Questa scelta rafforza non solo l’autenticità del progetto, ma anche il messaggio universale di inclusività e appartenenza che Lilo & Stitch ha sempre voluto trasmettere:

Ohana significa famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato. O dimenticato.

È ancora questa, dopo 23 anni, la frase che stringe lo stomaco e scioglie il cuore. Ma nella nuova versione il messaggio si arricchisce: si parla anche di salute mentale, del diritto di chiedere aiuto, del valore dell’imperfezione. Lilo non è solo bizzarra: è una bambina complessa, che soffre, che ama, che cerca. E Stitch non è solo l’alieno pasticcione: è una creatura in cerca di senso. Insieme diventano simboli di quel bisogno così umano di essere accettati, nonostante tutto.

Il Lilo & Stitch del 2025 è un miracolo raro nel panorama dei remake live action Disney: conserva l’anima dell’originale, ma non si accontenta di copiarla. La rinnova, la espande, la adatta con rispetto e intelligenza. È un film che riesce a far ridere e piangere, che sa parlare ai bambini e agli adulti, ai fan di vecchia data e ai nuovi spettatori. È un’opera fatta con amore, e questo amore si sente in ogni scena.

Se questo è il futuro dei live action Disney, allora possiamo guardare avanti con speranza. E magari, sperare davvero in un sequel. Perché Stitch, oggi più che mai, è di nuovo di famiglia.

Curiosità

Tia Carrere, pseudonimo di Althea Rae Duhinio Janairo, è nata a Honolulu.

Gabriella Parlato

Nata nel 1997 e con il cuore immerso nelle atmosfere delle comedy degli anni '90, sto coltivando il mio sogno di diventare sceneggiatrice mentre frequento il DAMS all'Università Link Campus di Roma. Avida lettrice e cinefila, trovo nelle storie la fonte d'ispirazione per i miei futuri racconti, aspirando a scrivere sceneggiature che possano emozionare e intrattenere. Il mio viaggio nel mondo della scrittura è mosso dalla convinzione che ogni storia possa insegnarci qualcosa, pronta a trasformare la passione in professione.
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