Dove vederlo: Al cinema
Titolo originale: L’ultima sfida
Regia e sceneggiatura: Antonio Silvestre
Cast: Gilles Rocca, Michela Quattrociocche, Giorgio Colangeli, Chiara Iezzi
Musiche: Matteo Sartini
Produzione: Italia 2025
Genere: Drammatico
Durata: 114 minuti
Crediti foto: Devis Pennesi
Trama
Massimo De Core (Gilles Rocca) è una delle ultime bandiere del mondo del calcio. Etichettato come perdente di successo, ha l’ultima possibilità di realizzare il suo sogno prima di concludere la carriera: vincere un importante trofeo. Riuscito a qualificarsi con la propria squadra per la finale di Coppa di Lega, il Capitano deve fare i conti con un gruppo criminale che intende obbligarlo sotto pesanti minacce a truccare e perdere la partita.
Recensione
L’ultima sfida segna l’esordio cinematografico del regista Antonio Silvestre, che ha finalmente avuto l’opportunità di realizzare il suo primo lungometraggio a seguito di una lunga carriera come aiuto regista, costruita nel corso di ben venticinque anni. Arriva dopo il precedente docufilm Ralph De Palma – L’uomo più veloce del mondo (2020), protagonista il mitico vincitore della 500 Miglia di Indianapolis nel 1915.
Lo sport, il calcioscommesse e il riscatto personale sono le tematiche che rivestono l’involucro narrativo scelto da Silvestre per raccontare il viaggio del campione Massimo De Core, interpretato da Gilles Rocca, nell’ultima settimana della sua vita calcistica.
La forma adottata dal regista per compiere quest’operazione coincide con una narrazione non lineare che nei primi minuti riesce a presentare in maniera abbastanza convincente il protagonista come un personaggio frustrato e mosso da un irrefrenabile desiderio di vittoria. Purtroppo la pellicola non regge la durata, si sfalda progressivamente mostrando alla base evidenti problemi di scrittura, finendo con il perdere di efficacia e interesse.
Per quanto sia apprezzabile il tentativo di Silvestre di mettere in scena una storia che aspira all’universale, tramite la privazione di riferimenti temporali, di luoghi e squadre che sono puramente fittizi – con l’obiettivo di coinvolgere lo spettatore per trascinarlo in un mondo nostalgico e romantico – gravano negativamente nell’economia complessiva dell’esordio alcune criticità.
In primo luogo, sono le prove attoriali del cast a far storcere il naso, eccezion fatta per Giorgio Colangeli nelle vesti di prete e tifoso, che riesce a distinguersi nella recitazione anche grazie alla vena comica espressa. Il secondo punto, ossia il vero problema, riguarda la dimensione produttiva-distributiva: il buon proposito di fare cinema indipendente legato allo sport – con la possibilità di osare e sperimentare assumendosi qualche rischio in più – entra in contrasto con il punto di arrivo di quest’opera che guarda al grande cinema come traguardo.
Ciò che ne deriva è un piccolo lavoro che prova a inserirsi nel mercato delle major ma che nella sua forma ibrida, tra cinema indipendente e cinema mainstream, non riesce mai a trovarsi.
Curiosità
Evaristo Beccalossi compare nei panni di se stesso in un cast che annovera anche Chiara Iezzi.