Titolo originale: Thanksgiving
Regia: Eli Roth
Sceneggiatura: Jeff Rendell
Cast: Nell Verlaque, Gina Gershon, Patrick Dempsey, Rick Hoffman
Musiche: Brandon Roberts
Produzione: USA 2023
Genere: Slasher
Durata: 106 minuti
Trama
Durante l’apertura straordinaria del superstore Right Mart per i saldi in occasione della Festa del Ringraziamento, la follia dell’acquisto provoca una tragedia lasciando sul posto vittime calpestate o ferite a morte dalla calca. Da quel giorno, la cittadina di Plymouth non è più la stessa, e a un anno di distanza ci si mette anche un serial killer che decide di prendere di mira alcuni ragazzi presenti quella sera.
Fra di loro ci sono Jessica (Nell Verlaque), Gabby (Addison Rae) e Ryan (Milo Manheim). Le indagini dello sceriffo Newton (Patrick Dempsey) sembrano non portare a risultati e la scia di sangue continua.
Recensione
Lo aveva fatto Rodriguez con il suo Machete e ora è il turno di Eli Roth, anch’egli “allievo” e amico di Quentin Tarantino: da una costola di Grindhouse (2007) – ovverosia da uno dei fake trailer presenti nel film – nasce Thanksgiving, lo slasher realizzato dopo 16 anni di attesa.
Conformato come un teen thriller in puro stile americano, ha un’aura vintage che lo avvicina a molti lavori del passato facendoci riassaporare quella granguignolesca vena sanguinaria tipica del filone horror anni ’80. La diversificazione degli omicidi e dei modus operandi ci indica il gusto anche un po’ splatter del Roth autore di opere cinematografiche piene zeppe di psico-fisica violenza.
Non risparmiando zampilli, mutilazioni, cotture al forno e sbudellamenti vari, il regista di Cabin Fever e Hostel recupera ancora una volta alcuni evidenti tratti del cinema di Sam Raimi ma nondimeno di grandi cineasti italiani quali Lucio Fulci, Umberto Lenzi e Ruggero Deodato. Thanksgiving è perciò una sorta di excursus che non può venir liquidato come il solito film-mattanza.
Derivativo per buona parte (basti pensare a un V per Vendetta letto in chiave più sociale che politica), esprime una certa rabbia condivisa nei confronti dello shopping compulsivo che accalappia menti deboli fomentando delirio e pazzia nella massa istituzionalizzata dal progresso e dal consumismo.
Annunciato il sequel, forse non necessario, o probabilmente più di quel che pensiamo.
Curiosità
Alcune sequenze si ispirano ai due Non aprite quella porta diretti da Tobe Hooper.