- Cinema e divano

The legend of Ochi

Dove vederlo: Al cinema

Titolo originale: The legend of Ochi

Regia e sceneggiatura: Isaiah Saxon

Cast: Helena Zengel, Finn Wolfhard, Willem Dafoe, Emily Watson

Musiche: David Longstreth

Produzione: USA, Finlandia, Regno Unito 2025

Genere: Avventura

Durata: 95 minuti

Trailer

   

Credit: Courtesy of A24

 

Trama

Yuri (Helena Zengel) è una giovane adolescente cresciuta in un remoto villaggio fuori città, dove le è stato insegnato fin da piccola a non avventurarsi mai fuori dopo il tramonto per non imbattersi negli Ochi, spaventose creature della foresta. Un giorno come tanti, nel bosco, si imbatte in un cucciolo di Ochi smarrito e, spinta dal desiderio di aiutarlo, intraprende con lui un viaggio straordinario che cambierà la sua vita.

Recensione

Il nuovo film della A24, presentato al Sundance Film Festival, si presenta come un’opera che raggiunge solo parzialmente i suoi obiettivi, con difficoltà nella fruizione e una scarsa definizione del target a cui si rivolge. Fin dai primi istanti, la pellicola ci catapulta in una realtà remota: tra echi e suggestioni, veniamo a contatto con una popolazione che, attraverso usanze e rituali così lontani da suonarci estranei, ci conduce in un universo misterioso e affascinante. Ogni gesto e ogni tradizione porta con sé un significato profondo, tanto intrigante quanto difficile da decifrare.

Dalla primissima scena, l’elemento naturale emerge come il principale protagonista, simbolo di purezza, ma al contempo spiazzante data la sua forma più cristallina e vivida. Il primo lungometraggio di Isaiah Saxon, reduce dalla direzione di numerosi video musicali, trasforma il tema della perdita in un desiderio, non visto come una mancanza, ma come un atto di coraggio autentico.

L’assenza della figura materna per la giovane Yuri diventa, infatti, simbolo di brama, emancipazione, maturità precoce e anticonformismo. Un punto di vista vergine, che rivela una forza e un’audacia straordinarie nell’affrontare i pregiudizi e i preconcetti imposti dalla famiglia. E il padre, interpretato da Willem Dafoe, con il suo elmo che potrebbe sembrare quasi un indumento caricaturale e comico, nasconde in realtà una profonda sofferenza.

La sua protezione fisica diventa emblema di una difesa contro una vita che teme e alla quale attribuisce una pericolosità tangibile, credendo fermamente che il mondo esterno rappresenti una minaccia costante, la stessa che trasmette al resto della famiglia. La fuga della giovane ragazza, oltre a farsi metafora della scoperta spontanea di un mondo che non pensava nemmeno esistesse – colorato in modo artificiale, lontano da quello naturale che conosce così bene – incarna pienamente quanto Erik Erikson descriveva nella sua teoria dello sviluppo psico-sociale.

Secondo Erikson, infatti, l’atto di fuggire durante l’adolescenza rappresenta un confronto essenziale con il mondo esterno, un passaggio cruciale per la formazione dell’identità del nostro “self”.

The Legend of Ochi è un viaggio luminoso e musicale, ma la luce è troppo accecante e la musica troppo ripetitiva e stancante. Alla grandiosità della colonna sonora, il lungometraggio contrappone la sua parziale insignificanza, trasmettendo la sua tematica e la sua forza fin dai primi minuti, per poi ripeterle incessantemente senza mai svilupparle o evolverle.

La narrazione di fondo risulta confusa e priva di chiarezza, noiosa per i bambini e fastidiosa per gli adulti. Un viaggio che, pur mantenendo un costante aumento di intensità e tensione, non riesce mai a raggiungere un punto di esplosione, lasciando lo spettatore in attesa di un climax evanescente.

Curiosità

Per dare vita al suo mondo immaginario, The Legend of Ochi rinuncia quasi del tutto alla computer grafica, affidandosi invece a effetti pratici. Questa decisione dona al film un’atmosfera concreta e materica, richiamando la magia visiva delle avventure fantasy che popolavano il cinema degli anni Ottanta.

Paolo Maltzeff

Ciao, mi chiamo Paolo Maltzeff e sono iscritto al secondo anno di DAMS con indirizzo "Cinema, televisione e nuovi media". Sono diplomato al liceo scientifico ed è proprio in quegli anni che ho scoperto della mia passione verso le materie umanistiche: vivo guardando film e leggendo libri e recensioni. Considero il cinema come l'unica porta d'accesso verso un mondo magico e sognante, in grado di catapultarmi lontano dalla realtà che non sempre mi piace.
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