Titolo originale: Al di là del mare
Regia: Carloalberto Biazzi
Sceneggiatura: Carloalberto Biazzi, Sergio Pierattini
Cast: Eros Pagni, Rossella Pugliese, Gabriele Casavecchia, Serena Grandi
Musiche: Pericle Odierna
Produzione: Italia 2022
Genere: Drammatico
Durata: 33 minuti
Poster e photo credits: © Remor Film
Trama
Secondo dopoguerra. Giovanni (Marco Iannone) parte per Buenos Aires in cerca di fortuna e lavoro, con la speranza di poter offrire una vita migliore alla moglie Rosetta (Rossella Pugliese) e al piccolo Nicola (Gabriele Casavecchia), rimasti nell’anonimo paesello natio dell’entroterra ligure insieme al nonno (Eros Pagni).
Mesi dopo, la famiglia riceve la più tremenda delle notizie: il mare si è portato via Giovanni proprio mentre egli stava per fare ritorno a casa. Nicola, mai rassegnatosi alla tragedia, si mette in cammino verso la costa all’insaputa di tutti, convinto che suo padre debba soltanto essere cercato e trovato.
Recensione
Se veramente il cinema è proiezione di sogni, immagini ancestrali, pensieri cristallizzati e della realtà stessa elevata a contenitore di emozioni, allora non esiste nulla di meglio di una favola in celluloide per raccontare il vero. Una favola, sì, ma definita da una crudezza tangibile moderata dalla delicatezza della narrazione young-adult.
Al di là del mare, pur sposando il concetto della finzione cinematografica, pone al suo centro il dramma della perdita e, ancor prima, del distacco dalla famiglia, della scelta obbligata del partire con l’incognita del ritorno. Il separé titanico, bello quanto pericoloso, è proprio il mare, poetico e spontaneo nel suo ondivago comportamento.
L’opera di Carloalberto Biazzi è un mediometraggio firmato Remor Film che in 33 minuti dona parole auliche e visivamente leggere a una sceneggiatura intinta nella semplicità, eppure sacralizzata da un significato dalle radici profonde. Lo script di Sergio Pierattini è il cuore battente, la regia di Biazzi (e co-sceneggiatore) il sangue che scorre fra le intercapedini di un evento tragico vissuto da un orfano inconsapevole, preservato dalla saggia trasognanza del nonno (che ha il volto stanco e favoloso di Eros Pagni) e dall’immobilità tranquillizzante dell’entroterra ligure.
Al di là del mare è, in estrema sintesi, la storia di una metabolizzazione fanciullesca del lutto, della conoscenza graduale della morte tramite l’intercessione di elementi para-fantastici rapportati all’esistere del paesaggio immoto, ormai libero dai traumi bellici. Il film, nobilitato dalla presenza di Serena Grandi la cui breve partecipazione straordinaria crea un fil rouge con il cinema italiano del passato, cresce e si sviluppa senza la minima traccia di forzature e riverenze.
Si fa miscellanea di vecchi miti e leggende (quello dei pirati, dei banditi, dei tesori nascosti e delle streghe mangiabambini sullo stile di Hansel & Gretel) e, soprattutto, della capacità umana di lasciarsi trasportare dalla vita. Attraversando il bosco, affrontando la notte in piena solitudine e raggiungendo infine la spiaggia, il piccolo Nicola porta a compimento un viaggio ch’è transizione precoce dalla pre-adolescenza all’età adulta, abbracciando appieno il senso compiuto della responsabilità.
La fotografia di Ugo Menegatti, unitamente alle dolenti note di pianoforte di Pericle Odierna, contribuisce in maniera determinante al miracolo dell’arte in seno al sempiterno cinematografo. I primissimi piani scelti da Biazzi, gli occhi rapiti di Gabriele Casavecchia, il vociare del vecchio Pagni e il sorriso di Marco Iannone vanno a comporre quel mosaico espressivo alla base della rappresentazione in grado di colpire, lacerare, scuotere e rincuorare… ma sempre con il lirismo di Pascoli accordato al potere della carezza.