Titolo originale: Dive
Regia: Aldo Iuliano
Sceneggiatura: Severino Iuliano
Cast: Danylo Kamenskyi, Veronika Lukyanenko
Produzione: Italia 2023
Genere: Drammatico
Durata: 13 minuti
Trama
Julia (Veronika Lukyanenko) e Roman (Danylo Kamenskyi) si stuzzicano scherzosamente, e un po’ timidamente, su una spiaggia ventosa. Un tuffo nel mare aiuta i loro sentimenti a manifestarsi, ma il loro idillio dura poco, il tempo di uscire dall’acqua: la loro neonata storia d’amore sarà presto spazzata via dalla guerra.
Recensione
Il cortometraggio di Aldo Iuliano ci dà, fin dalle prime battute, un senso di disagio perturbante. La gestualità esasperata dei due ragazzi, la loro mimica facciale quasi caricaturale ci farebbero pensare d’essere di fronte a uno spot pubblicitario piuttosto che a un film. Il balletto che Roman improvvisa sulle note di “Mamma Maria” dei Ricchi e Poveri sembra arrivare proprio per darci conferma di ciò.
Tutto sembra perfetto, anche troppo, il preludio a una bella e zuccherosa fiaba amorosa, eppure c’è un qualcosa che stona, che sentiamo non essere al proprio posto. Sarà per il mutismo dei due ragazzi, che si esprimono solo attraverso occhi sgranati e sorrisoni esagerati; sarà per l’ambientazione, un mare d’inverno splendidamente catturato dalla fotografia di Daniele Ciprì; sarà per le orme di un cane che scompaiono sulla battigia e a cui i due ragazzi sembrano non dare peso.
Eppure percepiamo che c’è qualche elemento fuori posto. Il nostro disagio acquisisce più sostanza quando Julia, alzandosi per ballare insieme a Roman, svela alla nostra vista un cartello con segnale di pericolo di morte per mine antiuomo. Ma anche a questo i due sembrano non dare peso.
Dopo il tuffo che dà il titolo al corto, inizia una sequenza subacquea quasi onirica. I ragazzi si inseguono come due sirenetti e la luce che filtra dall’alto sembra farsi strada tra gli abissi soltanto per avvolgere il loro bacio. Ci troviamo in un’atmosfera completamente diversa da quella iniziale: se prima Iuliano ci aveva attratti e incuriositi verso una realtà velata di aspetti grotteschi (o viceversa?), ora getta completamente la maschera della finzione e ci fa sprofondare nella rete di un rêve sentimentale, che si svolge a profondità improbabili e che una lamentosa canzone francese aiuta a definire.
Riemersi, i ragazzi tornano in un mondo che ci appare subito diverso, complice la fotografia più sporca e movimentata, meno “perfetta”. Il montaggio di Marco Spoletini si fa più serrato, gli ampi respiri della prima parte sono scomparsi. Questa è evidentemente la realtà, e anche i suoni ce lo fanno capire. È un mondo dove non bastano gli sguardi e le intenzioni, servono le parole. Infatti sentiamo per la prima volta le voci di Julia e Ramon, allarmate, paurose, perché a far paura è il mondo fuori dall’acqua.
È un mondo dove il rumore della guerra è assordante, onnipresente, non può essere evitato. Ecco che vediamo allora anche le mine, il cane che era fuggito e tutte quelle cose che prima, evidentemente, si era fatto solo finta che non esistessero, tuffandosi in un sogno durato troppo poco.
L’idea di Iuliano di suddividere Dive in tre parti ben distinte, ciascuna caratterizzata da scelte fotografiche e sonore peculiari, è molto interessante. Forse il finale, che giunge improvviso e un po’ didascalico, rompe troppo nettamente la crescita climatica precedente, sebbene sia probabile che proprio questo fosse l’effetto cercato dal regista.
D’altronde, l’impegno antimilitarista del corto è evidente fin dalla scelta dei due attori, i giovani Veronika Lukyanenko e Danylo Kamenskyi, entrambi di nazionalità ucraina. Sicuramente, in questo senso l’obiettivo è centrato, e terminata la visione il senso di sgomento è innegabile. Detto ciò, forse si sarebbe potuto osare qualcosa di più.
Curiosità
“Dive” è stato candidato alla Mostra del Cinema di Venezia nelle sezioni Venice Horizons Award e Orizzonti Award for Best Short Film.