Titolo originale: Inside
Regia e sceneggiatura: Giorgia Lanzilotti
Cast: Roberto Indellicati
Musiche: Rino Gaetano, Gipsy Kings, Fuzzy
Produzione: Italia 2023
Genere: Drammatico
Durata: 10m 36s
Trama
Luca (Roberto Indellicati) invita amici e conoscenti alla propria festa di laurea ma l’unico a non essere davvero felice è proprio lui. In quei giorni girovaga senza meta alla ricerca di risposte… sull’amore, la fede, la vita. Non trovandole, si affida all’abbacinante visione del mare, indomito e sconfinato.
Recensione
Talvolta ha più capacità un cinema semplice, pulito e indipendente di indurre alla riflessione, quella vera e indistinta, la più umana, intima e interiore. In tal senso l’inequivocabilità del titolo, Inside, gravita essenzialmente intorno all’idea di coscienza unica, inscindibile, in grado di percepire l’alba e il tramonto con tutto lo spazio in mezzo che può significare un continuum di rinascite oppure la morte prematura dell’io.
Giorgia Lanzilotti, giovane regista sensibile allo sperimentalismo esistenziale impresso nella celluloide translucida, sceglie per il suo schietto cortometraggio il pessimismo di Schopenhauer ed è piuttosto evidente che l’intensità di questo atteggiamento collimi con quella emanata da Il Laureato di Mike Nichols, incarnata dal giovane Benjamin interpretato nel 1967 da Dustin Hoffman.
Ci troviamo dunque su una lunghezza d’onda ben precisa, tanto vibrante agli albori della rivoluzione giovanile quanto oggi, epoca di finte ribellioni e acquiescenza ai modelli vuoti della contemporaneità. “Mala tempora currunt sed peiora parantur“: il Benjamin della Lanzilotti è il giovane Luca, che ha nel volto di Roberto Indellicati tutta la forza decostruttiva della perplessità. Nei suoi vitrei sguardi si vedono cadere aspettative e illusioni in un crescendo di paure ancestrali, del timore di fallimento e di laceranti interrogativi pronunciati dal voice over della stessa autrice.
“Verrà il giorno in cui cercherai le tracce di Sparta e non le troverai? È questa la dura vendetta dello spirito. Se non scrivi un bel verso, se non scolpisci un marmo, se non esprimi appieno un’idea, qualunque essa sia, purché di forma perfetta, sei perduto. Ciò vale per un singolo individuo o anche per un popolo intero.”
In una società che ci educa sardonicamente ad apparire perfetti e che ci vuole tali, l’impossibilità tangibile di assecondare questa volontà rappresenta il grande male votato ad affliggerci e distruggerci facendoci sentire tremendamente soli. Fluttuando nella condizione passiva di osservatori – consapevoli che molto probabilmente non avremo ruoli da protagonisti – ci trafigge una molteplicità di domande senza risposta:
“Non ho mai capito se avere fede avesse a che fare con qualcosa di meravigliosamente inspiegabile o con il connaturato bisogno di noi umani di sentirci meno pezzi di merda […]”
Il ragazzo che esce dalla piccola chiesa ha cercato ma non trovato Dio. In compenso riafferma un credo ridondante dentro se stesso, secondo cui:
“Non c’è niente di più crudele e pauroso dell’infelicità.”
Ne La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, il tormentato Matteo poneva fine alla propria vita gettandosi dal balcone mentre ovunque i fuochi d’artificio di Capodanno comminavano gli assordanti rumori nella manifestazione di una felicità collettiva subitanea ma sostanzialmente effimera, fatta di buoni propositi e promesse in buona parte destinate a non essere mantenute.
In Inside il protagonista volge lo sguardo al mare, all’immensità che lo fa sentire ancora più piccolo e insignificante, bastardo apatico e inviso ai sentimenti autentici. Cosa per cui provare colpa e rimorso.
Il cortometraggio di Giorgia Lanzilotti – sulle musiche di Rino Gaetano, Gipsy Kings e Fuzzy – rivela le verità che molti di noi nascondono, altri fanno trasparire, e altri ancora addirittura sfoggiano sotto una coltre di malsana ipocrisia. Nella Generazione Millennial c’è pura insoddisfazione, in ridotte o rilevanti dosi a seconda dei casi… ma c’è, esattamente come il significato tradotto in una dedica:
“Caro Maurizio, quella volta tornai da Roma con la consapevolezza che delle parole eravamo stanchi un po’ tutti e che forse avrei dovuto provare a fare un cinema più silenzioso, più vicino al cuore, più vicino all’anima. Il problema era proprio quello: l’anima. Mi resi conto che siamo tutti destinati alla tristezza, alla malinconia, non perché lo siamo davvero, ma perché bramiamo così tanto una vita che vorremmo, che alla fine ne sentiamo anche la mancanza.”
L’opera è stata iscritta ai David di Donatello 2024.
CINEFOCUS
Dedica a Maurizio Costanzo: ecco come ha ispirato la film-maker Giorgia Lanzilotti
Curiosità
Autoprodotto in collaborazione con Immagina, il corto si avvale di una distribuzione privata ed è stato girato in formato 4K, presentato in anteprima ufficiale il 27 settembre 2023.
Ottima interpretazione