Titolo originale: Oggi è arrivato il giorno
Regia: Marco Di Gerlando, Ludovica Gibelli
Sceneggiatura: Ludovica Gibelli
Cast: Massimo Mesciulam, Allievi della Scuola di Teatro e Cinema ZuccherArte
Produzione: Italia 2024
Genere: Drammatico
Durata: 12 m 41 s
Trama
In una classe di liceo di Genova, un professore (Massimo Mesciulam) fa un esperimento durante la Giornata della Memoria per scoprire la reazione degli allievi.
Recensione
L’esclusione sociale e la privazione di diritti avvenute durante il periodo dell’oscurantismo nazista costituiscono temi che sono stati già ampiamente trattati dalla Settima Arte e da altre forme di spettacolo e comunicazione. Il cortometraggio Oggi è arrivato il giorno – realizzato con l’attiva collaborazione degli allievi della Scuola di Teatro e Cinema ZuccherArte di Genova – riesamina la materia da un punto di vista nuovo, attraverso il confronto fra la generazione Millennials e quella precedente, e lo fa senza l’impalcatura del sentimentalismo forzato.
In tal modo, la regia di Marco Di Gerlando e Ludovica Gibelli intende annullare lo spazio inevitabilmente creato fra cinepresa e luogo d’azione, generando un’incursione fisica ma anche emotiva all’interno delle mura scolastiche, un microcosmo permeato da una suspense crescente durante i dodici minuti filmici.
Il professore, autoritario, carismatico e convincente, riesce in un breve lasso di tempo a rievocare (per effetto di una simulazione pseudo-teatrale molto realistica) un regime di terrore in una classe di una ventina di studenti, riesumando con estemporaneità travolgente alcune tragiche situazioni verificatesi nel corso della persecuzione nazista che ha condotto alla Shoah.
L’esperimento ricorda quello di Palo Alto chiamato “Terza onda”, conosciuto grazie alla pellicola L’Onda diretto da Dennis Gansel nel 2008 nel quale un docente universitario instaura in aula un ferreo regime dittatoriale. Il passo è breve, il male banale: persino il tuo compagno di banco può diventare un numero, qualcuno a cui spettano meno diritti di te.
Per quanto semplice, il modus operandi registico della coppia Di Gerlando-Gibelli risulta efficace, dando ampia visibilità alle reazioni perlopiù silenziose (ma espressive) degli allievi, privilegiando dei primissimi piani sui loro volti. La recitazione, infatti, offre maggior spazio al professore il quale, conquistato il centro dell’inquadratura, tiene in principio un inquietante monologo in grado di trasmettere un’atmosfera perturbante.
Gli ordini impartiti ai giovani studenti non sono che una conseguenza, tenuta sapientemente sotto controllo. La fotografia, dai colori caldi, contrasta con il tono freddo della sceneggiatura, dando l’idea della classe concepita per essere un’enclave intima di formazione e non costrittiva, dalla quale si esce più forti, consapevoli e sensibili.
Immagini: © ZuccherArte Production