Titolo originale: Una lettera per Jacob
Regia e sceneggiatura: Samuele Pasquino
Cast: Silvia Mercuriati, Francesca Piana
Musiche: John Michel, Sinfonia N° 7 Allegretto di Ludwig van Beethoven
Produzione: Italia 2017
Genere: Drammatico
Durata: 6m 15s
Trama
Silvia (Silvia Mercuriati) è giovane, ha un bel futuro davanti a sé e un lavoro che la soddisfa. Manca però qualcosa nella sua vita, una vera missione che possa realmente gratificarla come donna ed essere umano. Decide di adottare a distanza un bambino africano, Jacob, al quale invia una lettera che racchiude intimi pensieri, propositi e un’eredità non solo materiale ma spirituale.
La Silvia ormai anziana (Francesca Piana) riflette la propria immagine allo specchio e ciò che vede le piace: una donna al tramonto che è riuscita ad assicurare un avvenire e una famiglia a quel bambino divenuto adulto, marito e padre.
Recensione
“Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo.”
Maria Montessori
La storia di una madre, il racconto della maternità, quella vera, viscerale che va oltre i vincoli di sangue seguendo il percorso di un sentimento fatto di scambi e scelte che danno la possibilità a una giovane donna (Silvia) di riscoprirsi. La distanza nei rapporti, la cura, la perseveranza nell’affrontare questo ruolo. La paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza, di non sopperire alle necessità di un figlio.
“Non crescere in fretta. Cresci bene!”
Silvia
L’utilizzo delle lettere come riflesso della propria anima, ma anche dei propri timori. Una lettera per Jacob corrisponde a un’autoanalisi che Samuele Pasquino ci induce a compiere insieme alla protagonista, che arriverà a una rinascita, seppur sulla soglia della morte. In qualche modo questo rapporto segna le tappe dell’esistenza di questa donna che raggiunge l’età adulta e, parallelamente, di un bambino che ben presto diventerà uomo.
“Niente più lacrime, Jacob. Inizia il percorso a cui siamo destinati. Tu all’alba e io al tramonto.”
Silvia
Un corto che ci porta a riflettere sul tema della maternità in senso amplio e profondo. Madri lo si diventa, non si nasce:
«Madre è colei che ti fa sentire al sicuro. Per me la maternità ha a che fare con la parola ‘riparo’» – Emma Dante
Il tutto viene narrato in una sorta di grande penombra, lontano dalla frenesia della società. Un salto nello spazio intimo, privato, illuminato dalla fiamma di una sola, piccola candela. Con quest’opera d’esordio, Samuele Pasquino mette a fuoco svariati temi di natura sociale, politica e culturale: l’adozione, la povertà, la maternità, la crescita, che si riscoprono più attuali che mai.
Curiosità
Il film è stato interamente girato (salvo la scena finale) al TLC – Teatro Laboratorio Creativo di Pianezza (TO).