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Amarone della Valpolicella DOCG classico Masegne by Farina tra barriques e botti di rovere

Una tranquilla passeggiata con tutta la famiglia per le strade del centro di Torino, bel sole e la solita (troppa) gente a far struscio per via Lagrange. I tavoli dei locali cominciano a riempirsi perché quando la fame chiama… l’uomo risponde presente. D’altronde, siamo italiani!

C’è l’imbarazzo della scelta, dipende cosa si vuol fare a pranzo. Le priorità, in questo caso, sono due: mangiare almeno discretamente bene e, soprattutto, dilettarsi in un wine tasting andando a colpo sicuro. Filtro mentale, tag cerebrale, risultato a mero colpo d’occhio: Signorvino, wine store, enoteca e ristorante.

Tutto questo preambolo per ambientare nei dovuti tempi e modi la degustazione di un Amarone della Valpolicella DOCG classico Masegne annata 2020 firmato Farina.

Uno splendido rosso in cui specchiarsi

È un 15.5% da assaporare in tal caso su un tulipano lungo per offrire il giusto valzer d’ossigenazione a un nettare veneto estratto da uve Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara, quadrilogia selezionata e soggetta ad appassimento nei fruttai per un periodo di ca. 4 mesi.

Uno splendido rosso in cui specchiarsi, prodotto da un’azienda situata nel cuore della Valpolicella Classica che pratica viticoltura sostenibile applicata a moderne ma pulite tecnologie. L’Amarone Masegne affina in barrique e in botte grande di rovere di Slavonia accumulando con calma eleganza ed equilibrio. Altre annate armonizzano in vasche di cemento.

Basterebbe anche solo il colore riverberato nel calice, dai riflessi rubino-granati per rendersi conto dell’elevata qualità espressa. A ciò si sommano i profumi fruttati, misti a sentori di confettura e amarena, anime speziate e fuochi di passione.

Un bouquet che trova immediata traduzione nelle sensazioni regalate al palato, e non è retorica affermare la capacità di questo Amarone di infondere gradevolissime sensazioni alle papille. Altre note possibili da cogliere riguardano tabacco, prugna, legno, vaniglia, ciliegia e mora.

La sua identità sanguigna esige un abbinamento sanguigno e, presto detto, sul piatto arriva un taglio di carne dal succulento aspetto, rosa all’interno, caramellato fuori: una picanha poco cotta che, solo a vederla avvicinarsi, solletica le ghiandole salivari.

L’azienda Farina di Pedemonte in provincia di Verona prosegue da generazioni un lavoro meticoloso sulle viti, trattate con sapienza da Alessandro, Claudio ed Elena che possono disporre di un tessuto composto da 45 ettari di vigneti, di cui 35 di proprietà. Un bacino enoico davvero notevole.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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