È un quesito che insorge molto spesso quando ci ritroviamo al bar per fare colazione, o in un hotel a consumare il primo pasto della giornata, o davanti al bancone di una pasticceria: che differenza c’è fra croissant e cornetto?
La distinzione non è soltanto terminologica, ovviamente, né solamente legata alle parole di lingue diverse, francese la prima, italiana la seconda. Risiede soprattutto nelle relative preparazioni, negli ingredienti utilizzati e nella resa finale all’uscita dal forno.
I due prodotti dolciari – che specie nel nord Italia cadono sotto la generica denominazione di brioche – possiedono entrambi una bontà universalmente celebrata, eppure nel tempo le loro differenti caratteristiche hanno scisso il gradimento in una duplice fazione di preferenze.
Insomma, croissant e cornetto hanno ognuno un proprio fandom e dobbiamo comprendere il perché.
Croissant e cornetto: caratteristiche
Croissant è traducibile con “crescente” e si riferisce alla tipica forma a mezzaluna. Specialisti di questa prelibatezza sono i pasticceri francesi, seppur la sua origine non sia transalpina bensì austriaca. Derivazione del kipferl, il croissant pare sia stato inventato dai panettieri di Vienna per celebrare la vittoria dell’Austria sugli Ottomani, che nel 1683 tentarono invano di conquistarne la capitale dopo un lungo assedio.
Provarono ad abbattere le grandi mura cittadine scavando delle gallerie sotterranee per posizionare mine esplosive, ma il piano fallì perché di notte il rumore dei picconi fu udito dai panettieri locali abituati a lavorare proprio in quelle ore di buio. Allertarono l’esercito e tempo dopo tradussero il simbolo turco della mezzaluna in un dolce da poter mangiare.
La storia, in questo caso, si fonde con la leggenda, mentre la ricetta del croissant non ammette fantasie o improvvisazioni di sorta. L’impasto esige farina, burro, acqua, zucchero, sale e lievito, con aggiunta di tuorlo d’uovo spennellato per dorare la superficie durante la cottura. Il cornetto si distingue per l’uso delle uova, risulta meno alveolato del croissant, è più dolce, soffice e si presta a vari ripieni, accompagnato di norma (ma non è una regola aurea) al cappuccino.
Il croissant, più friabile, croccante (croustillant) e dal sapore spiccatamente burroso (in grado di convertirlo rapidamente in uno spuntino salato da abbinare a salumi e formaggi), conta su un metodo di preparazione a più sfoglie, non abbisogna di farciture come marmellata, crema o cioccolato e si sposa con il caffé.
Il croissant come lo conosciamo oggi esordì sulla scena con l’inaugurazione nel 1838 a Parigi della Boulangerie Viennoise, fondata dall’ufficiale di artiglieria austriaco August Zang. Si poté così assistere alla realizzazione della pasta sfoglia, poi tagliata in triangoli, arrotolati e piegati per assumere la forma della mezzaluna, messi a lievitare e infine cotti nel forno. Con l’apertura nel 1977 de La Croissanterie sempre a Parigi, Jean-Luc Bret e Gèrard Joulin hanno creato un impero capace di rendere il croissant il simbolo transalpino per eccellenza insieme ad altre blasonate specialità quali la baguette, la crepe e il camembert.
Meglio allora il croissant francese o il cornetto all’italiana? Ebbene, sono semplicemente diversi, buonissimi tutti e due, con caratteristiche di preparazione che li rendono unici.