- Distillerie e distillati, Food Experience

Courvoisier, il cognac amato da Napoleone Bonaparte

Autunno e inverno rappresentano per antonomasia i periodi più letargici dell’anno, ovverosia le stagioni in cui si cerca conforto dal freddo, beneficiando del calore di casa, fra divani morbidi e coperte che avviluppano e avvolgono. Feste come il Natale e il Capodanno sono occasioni per accumulare calorie, sommare pause rilassanti e ritagliarsi qualche momento per se stessi.

Uno dei modi per rallentare e sottrarsi alla frenesia del tempo sta nel trovare una nicchia straordinaria, una comfort zone priva di qualunque ingerenza, in cui meditazione e poche parole ben pesate vanno a sostituire l’inutile logorio imposto dalla rutilante apparenza del quotidiano. Difficile immaginare un posto migliore di un piccolo salone riscaldato da un camino acceso, animato dal fuoco ardente che invita a decomprimere e a godere di un bel calice di Courvoisier, uno dei quattro più celebrati cognac a livello mondiale.

Storia del Courvoisier

Prodotto nella regione transalpina della Charente, precisamente a Jarnac, questo speciale distillato prende il nome da Emmanuel Courvoisier, fondatore nel 1809 di un’azienda vinicola nel sobborgo parigino di Bercy. Un’attività che nel 1811, ormai avviata e degna di una reputazione impeccabile, attirò la curiosità di Napoleone Bonaparte, spingendo l’imperatore francese a visitarne i magazzini e selezionarne alcune scorte per rifornire le truppe impegnate nei vari fronti bellici.

Ironia della sorte, il Courvoisier fu lo stesso cognac che il grande condottiero – una volta sconfitto a Waterloo e destinato all’esilio – si portò sull’isola di Sant’Elena sebbene alcune botti vennero consumate già nel corso del viaggio. Quest’episodio esortò gli Inglesi a coniare il termine “Brandy di Napoleone” riferendosi al cognac. Tempo dopo, si unì alla lunga fila di clienti proprio un britannico, ovvero lo scrittore Charles Dickens.

Oggi la distilleria Courvoisier – fondata nel 1828 da Felix Courvoisier a Jarnac – continua a produrre un distillato di alta qualità, impiegando uve pregiate e ricorrendo ai tradizionali metodi di distillazione combinati con tecniche moderne.

L’invecchiamento avviene in botti di rovere capaci di conferire al liquido giacente un sapore di somma ricchezza e complessità, facendo emergere note fruttate, speziate e naturalmente legnose.

Courvoisier Very Special

La versione VS (Very Special) del Courvoisier è garanzia di uno spirito giovane, che contiene una miscela armoniosa di diversi cru invecchiati in un periodo compreso fra i 3 e i 7 anni all’interno di botti di rovere del Limousin.

In calice pieno e arrotondato – da portare a temperatura di servizio con la mano e, magari, l’aiuto di una fonte aggiuntiva di calore come fuoco o stufa – si presenta con un colore ramato, quasi resinoso, rilasciando un evidente profumo di albicocche mature, fichi e datteri, legati da un aroma di sandalo, spezie e oli essenziali.

Vigoroso, vivace e avvolgente, il Courvoisier VS è un cognac che sa distinguersi, raggiunge il 40% alc. ed è preferibile gustarlo fuori dai pasti. Ideale sorseggiarlo con del cioccolato fondente.

Sull’etichetta viola apposta sulla tipica bottiglia a campana “Josephine” dal collo lungo, si può riconoscere la sagoma di Napoleone nella classica posa. Un emblema di prestigio che avvalora un fatto: Courvoisier è l’unico cognac al mondo a vantare il “Prestige de la France”, premio assegnato per la sua eccelsa qualità.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
Leggi tutti gli articoli di Samuele Pasquino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *