- Food Experience, Itinerari del gusto

La pizza contemporanea di Vincenzo Capuano arriva a Torino: aperta la nuova sede in via Doria

Vivere di pizza è meraviglioso!

È il motto del celebre pizzaiolo Vincenzo Capuano, anzi una massima che riassume tutto l’amore e l’emozione provate dall’intero popolo tricolore affezionato a uno degli alimenti orgogliosamente italiani. La pizza rappresenta una vera perla del nostro paniere e il giovane maestro napoletano la sa fare toccando apici eccelsi, fino a sfornare una pizza Campione del Mondo.

Non è retorica, ma constatazione, avendo toccato con mano l’arte e la sapienza coltivate da ben tre generazioni (nonno Enzo, papà Luigi, lui stesso). Siamo a Torino, dove Vincenzo ha inaugurato l’11 maggio scorso la nuova sede in via Andrea Doria 21 nel centro città, che può contare su uno spazio di 400 mq, due piani, 130 posti a sedere all’interno e altri 40 nel dehor allestito per la bella stagione.

Così, dopo Napoli (4 aperture), Pozzuoli, Pomigliano D’Arco, Pompei, Aversa, Avellino, Cava de’ Tirreni, Sorrento, Nola, Caserta, Milano, Bari, Battipaglia, Roma e l’imminente La Spezia (oltre alle due sedi di Berlino e la terza a Bielefeld in Germania), il partenopeo funambolo dell’impasto artigianale approda nel capoluogo sabaudo con una promessa: conquistare i piemontesi. Un’impresa per tanti non facile, ma alla portata di Capuano, la cui pizza contemporanea ha agito nel corso della sua storia esattamente al pari della freccia di Cupido, poiché sa come far innamorare.

La pizza di Capuano, una creazione artigianale

Quale sarà il segreto? Non chiedete mai a un pizzaiolo di svelarvi il suo, specialmente se ne ha determinato il successo in tutto il pianeta. La pizza di Capuano ci racconta un percorso di trasparenza nella preparazione, di ingredienti brandizzati, cioè sui quali Vincenzo ha messo la firma certificando de facto la qualità delle materie prime.

Ne fanno parte il pomodoro pelato schiacciato a mano, l’olio extravergine d’oliva monocultivar, formaggi, salumi distribuiti esclusivamente da Luigi Capasso & Figli. A questi si sommano il Fiordilatte e la Fuscella di Napoli di Latteria Sorrentina.

La sua creazione è una biga lavorata nel tempo, lievitata 24 ore con un’idratazione che raggiunge l’85% senza richiedere aggiunta di farina, che è Mulino Caputo praticamente da sempre (la linea Nuvola assicura volume e sofficità). Un impasto sottoposto a una cura certosina, frutto di una continua ricerca, di una chimica quasi alchemica, uno studio delicato quanto sopraffino.

Già, i dettagli contano, fanno la differenza e in questo caso sono in grado di incardinare ogni percezione di sapore, ogni sensazione, ogni trasporto. La concezione purista delle materie prime è parte del “punto di pasta” di Capuano, una personalizzazione tesa prima a rispettare e poi a esaltare l’impasto.

La cottura avviene in doppio forno a gas – conformato a cupola come da tradizione – a una temperatura di 400 °C. All’uscita, la pizza è adagiata su griglia di riposo per pochi secondi, così da permettere alla base di trasudare evitando la condensa sul piatto di portata.

Le pizze del menù

La pizza diventa un viaggio tra le folkloristiche maglie della cultura di Partenope, dettando le tappe di una storia la cui era attuale non è che una nuova onda del gusto sprigionata nella vasta offerta del menù: parliamo di un novero di 7 Pizze Uniche del maestro Capuano, 5 Innovative, 4 Pizze Social di stagione e 8 Tradizionali, delle quali la Margherita è disponibile anche in versione ruota di carro. Immancabili il Calzone Napoletano e la Pizza fritta, Sfizi e Dolci Coccole.

Non ultima, una particolarità: le forbici dorate con cui tagliare la pizza preservando l’alveolatura del cornicione. Non è un caso che il brand Capuano abbia conquistato nel 2023 nell’ambito della classifica 50 TopPizza il 14° posto come migliore catena di pizzerie artigianali del mondo guadagnandosi anche due spicchi Gambero Rosso e numerosi riconoscimenti da enti e specialisti di settore.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
Leggi tutti gli articoli di Samuele Pasquino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *