- Birra, una questione di stile, Food Experience

Laccento© Craft Beer Montalbera: un’italian grape ale realizzata con il Ruchè

Birra e vino, un connubio che potrebbe suonare strano soprattutto per le diverse nature dei due prodotti. Già da qualche anno, comunque, l’ibrido ha smesso di stupire diventando una simbiosi quasi spontanea ma assolutamente non scontata. In ambito brassicolo, le grape ale hanno acquisito un senso compiuto ma… attenzione, le incognite permangono e non è facile risolverle!

Partiamo dall’assunto secondo cui una nuova birra rappresenta sempre uno stimolo di conoscenza inedita, alla quale non ci si può sottrarre se si amano entrambi i mondi, il “maltato” e l’“uvato”. Eppure quella delle “birre d’uva” è davvero una dimensione piena di punti interrogativi, da affrontare talvolta in punta di piedi.

Vi raccontiamo oggi Laccento© Craft Beer, la prima IGA realizzata con Ruchè DOCG. A farla è l’Azienda Agricola Montalbera di proprietà della famiglia Morando, diva storica nel panorama vitivinicolo. Essa detiene ben 115 ettari vitati (in prevalenza proprio a Ruchè) che si estendono fra le colline argilloso-calcaree del Monferrato e delle Langhe.

È lecito chiedersi dove nasca l’idea di aggiungere alla cotta un vino rosso così particolare, emblema del territorio sabaudo. Ebbene, è il frutto di un desiderio partorito da Franco Morando, finalizzato a “sincronizzare” due caratteri apparentemente opposti cercando di trovare un’armonia congrua e convincente. A noi, purtroppo, in sede di beer tasting questo “matrimonio” non ha convinto.

Il processo di produzione della Laccento© Craft Beer

Proseguendo analiticamente la descrizione, Laccento© Craft Beer fonde malto, luppolo e un vino tanto distintivo da essere apprezzato in tutto il mondo. La birra di Laccento© Ruchè, Montalbera la produce in un laboratorio artigianale prevedendo:

  • 10 giorni di fermentazione per il malto d’orzo e il luppolo in serbatoio di acciaio inox
  • aggiunta di 2,5% di vino Ruchè
  • 30 giorni di maturazione
  • imbottigliamento senza pastorizzazione né microfiltrazione
  • 15 giorni di affinamento in bottiglia

Ne deriva una birra color rame, e versandola in calice spicca una pregevole effervescenza capace di dar vita a un cappello di schiuma piuttosto pannoso e discretamente persistente. Gli aromi sono tutti lì ma il sorso… beh, è impattante, certamente non banale e piuttosto dirompente. Da subito arriva in bocca un sapore dolciastro, che acquisisce immediata potenza sfociando in un retrogusto decisamente amaro, forse troppo.

Laccento© Craft Beer vuole essere audace ed è un aspetto interessante, senonché la complessità di questa birra e i 9,5° alcolici che restituisce interamente creano un effetto aggressivo, non compatibile con la meditazione. Sconsigliato dunque berla da sola, meglio se servita in un contesto di aperitivo con affettati, ancora meglio se a pranzo o a cena in abbinamento a carni rosse, risotti, pasta al sugo bianco o pesce fritto (va a contrastare brillantemente l’elemento grasso e l’unto).

Una birra in cerca di equilibrio

Il vero problema di questa birra secondo noi risiede nell’eccessiva nota amara, che permea il palato e ne condiziona la capacità di cogliere tutte le altre note. Lascia perplessi la scelta di mettere in cotta un rosso invece di un bianco. Tempo fa assaggiammo un’italian grape ale (di un’altra azienda) realizzata con il Roero Arneis, riscontrando un’acidità gradevole, in grado di bilanciare un primo grado di amarezza mesciando le due sensazioni di gusto.

Detto ciò, Laccento© Craft Beer possiede corpo, anima e caparbietà ma deve trovare un equilibrio fra le sue componenti. Ha tuttora una buona diffusione, iniziata con un lancio di 9.000 bottiglie 50 cl nel 2022 e proseguita con 14.000 bottiglie nell’anno 2023, destinate alla ristorazione di qualità e alle enoteche. Il costo attuale è di € 9,00: potrebbe sembrare esagerato ma, dato l’impiego di materie prime di pregio e l’elaborato processo di produzione, non lo è e su questo nessun dubbio.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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