Il giovane Elijah – protagonista del film Netflix Il Sommelier (Prentice Penny, 2020) – rimarrebbe letteralmente estasiato dall’enorme tesoro conservato fra le mura in pietra dell’Enoteca Vanni, un autentico tempio del vino di pregio nel quale anche spumanti d’eccellenza e distillati d’autore sprigionano egregia nobiltà.
Varcando la soglia di questo locale unico e inconfondibile situato nel cuore della Lucca più bella, la prima sensazione rimanda a una dolce evasione, estemporanea fuga dalla realtà che proietta nel passato antico. Ed è a questo punto che le lancette del tempo cessano il loro latente ticchettio, mentre ovunque profonde il riconoscibile, familiare profumo del mosto oramai adulto e fatto.
Le cantine dell’Enoteca Vanni
L’enoteca accoglie i suoi clienti in un ambiente classico, il cui bancone si circonda di centinaia di etichette di gran blasone, ma occorre scendere le scale per scoprire la vera anima di un luogo in auge dal 1965, anno della sua fondazione. Pochi scalini irregolari e s’aprono alla vista le labirintiche cantine scavate nella roccia, una dimensione cristallizzata, immutata dal 200 d.C. Attenzione, non stiamo parlando del 1200, ma proprio del 200 d.C (III sec.).
Le pareti trasudano storia e tutti i 300 metri quadrati raccontano con arcaica sapienza l’elemento che più di ogni altro ha saputo fortificarsi in un consenso plebiscitario, il vino. Le cantine di cui viene spontaneo tessere le lodi ospitano un campionario di ca. 60.000 bottiglie, rarità enologiche provenienti da ogni parte del mondo, in particolare Italia, Francia e Germania, paesi che hanno visto consolidarsi una tradizione di lungo corso.
Lassù la superficie è un gran vociare mondano, un fermento cittadino naturale e auspicabile, assolutamente normale; quaggiù, invece, sua maestà il silenzio regna sovrano, assecondando la meditazione di un assaggio, la lentezza dell’invecchiamento, il permeare del profumo delle botti dalle scritte sbiadite, quasi svanite ma leggibili a memoria.
Non è forse vero che quando Dante attraversò il Purgatorio nella Divina Commedia, s’abbandonò a tal poetico impeto?
«Guarda il calor del sol che si fa vino,
giunto al’omor che della vite cola.»
(“Purgatorio”, XXV 77-78)
L’Enoteca Vanni è custode di liquida materia ordinata nell’eleganza del vetro impolverato. Una miriade di esemplari indaga le millesimali sfumature cromatiche che declinano dal bianco al rosso fino alle tenui tonalità dei liquori, delle vegliarde grappe, dei whisky e dei cognac.
Il perlage degli spumanti e degli champagne ci conducono laddove le bollicine acquisiscono dignità nella bocca degli intenditori affacciandosi al gourmet di classe.
Corsi e degustazioni
È un discorso che sa esprimersi al meglio nella prolissità dell’evento dedicato, organizzato con assidua frequenza da Paolo Petroni e Leonardo Calò, Ciceroni cordiali ed estremamente competenti che accompagnano nelle degustazioni (guidate e multilingue), narrano le iperboli del vino (corsi specifici di 8 lezioni) e consigliano con dovizia all’atto della vendita finale. I calici si accoppiano con taglieri di salumi e formaggi stagionati a dominare lo spazio esclusivo della dispensa.
L’Enoteca Vanni ostenta una matura trasversalità inerente alle sue proposte, nella selezione dei vini, nel dehor che affaccia sulla Piazza San Salvatore. Nella singolarità del loro gusto unico, l’eloquenza di nettari di Bacco come il Barolo Annunziata 2012, il Brunello di Montalcino Montosoli e lo Chablis, scotch whisky come il single malt Terry Bros & Rudd e bollicine brut stile Alain Robert Crémant de Loire ha del magnifico, anzi… del divino.