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L’Osteria Rabezzana a Torino conserva la tradizione della cucina piemontese

La cultura dell’oste è ancora viva a Torino e si perpetra attraverso i filtri autorevoli della tradizione sabauda. L’Osteria Rabezzana si erge in quest’ottica a potente cassa di risonanza di una regione, il Piemonte, il cui paniere enogastronomico affonda le proprie radici in un tempo del quale resta memoria, fra le notti pre-risorgimentali e i preludi ben più antichi.

Sembra quasi che la sapienza delle vecchie massaie e il fare generoso delle nonne confluiscano nella cucina diretta dallo chef Giuseppe Zizzo.

Originario di Palermo, ha preso in mano la piccola brigata ai fornelli ormai 7 anni fa, provvedendo a esaltare i menù stagionali (che cambiano 10, anche 12 volte l’anno) traducendoli in viaggi meravigliosi e confortevoli.

Non si va altrove, si resta in Piemonte!

La famiglia Rabezzana: una storia lunga oltre un secolo

Occorre però fare un bel passo indietro per conoscere in primis la famiglia Rabezzana, artefice di un brand che opera su molteplici livelli all’interno di un comparto agroalimentare del quale la ristorazione rappresenta soltanto la punta dell’iceberg.

Il gruppo d’impresa conta infatti anche l’azienda vitivinicola Rabezzana (fondata nel 1876 dal capostipite Luigi) inserita nello straordinario tessuto del Monferrato, il Relais San Desiderio in provincia di Asti e il blasonato Pastificio Giustetto in via Santa Teresa a Torino.

L’Osteria condotta dal proprietario Franco Rabezzana ci racconta la storia di un’evoluzione dall’incedere lento ma deciso. Ci è voluto oltre un secolo per raggiungere una piena identità fatta di sapori semplici, autenticità e tanto, tantissimo mestiere.

Nel 1911 il bisnonno Luigi allestì un emporio preposto alla vendita di vini di produzione propria, con sede in via San Massimo. Nonno Carlo ebbe in seguito l’idea di inaugurare un’enoteca-osteria in Piazza Carignano, trasferita nel 1946 in via San Francesco d’Assisi 23 (attuale sede) per volontà di Renato Rabezzana.

L’attività viene ereditata dal figlio Franco che, prese le redini dal fratello Carlo, ristrutturò il magazzino al piano inferiore al fine di ospitare eventi culturali e musicali. Il restyling del locale e l’apertura dell’osteria avvennero nel 2016, solo dopo il lancio due anni prima del wine bar ER a Smithfield presso Londra.

Vini e cucina: dall’enoteca all’osteria

Oggi l’osteria Rabezzana si fregia dell’enoteca come negozio-vetrina dalle oltre 900 etichette, una selezione enologica composta da DOC, DOCG, spumanti come l’Alta Langa, champagne che spaziano dal Deutz Brut Classic al Philipponnat Royale Réserve Brut, vini bianchi e rossi d’annata (imprescindibili Grignolino, Dolcetto, Barbera, Ruché e Barbaresco).

A ciò si aggiungono infusi e distillati, dal whisky alle grappe bianche e barricate.

La cucina dell’intraprendente chef Zizzo, classe 1981, promuove piatti che, come detto, sfruttano stagionalità e freschezza rispettando la materia prima e rinnovandosi nell’arco dell’intero anno trasudando passione.

La carne è must e base per la preparazione di primi e secondi in linea con la mano prodiga dell’oste, accompagnati però da verdure d’orto, diamanti della terra come il tartufo e il porcino, e alternati a portate di pesce proveniente dal Mediterraneo.

I menù – sempre sintetici, diretti, comprensibili e dichiaratamente piemontesi – annoverano diverse chicche come il tonno di coniglio, la tartare di vitello battuta al coltello con tartufo nero, tagliolini, agnolotti e spaghetti prodotti artigianalmente, pesce spada e gamberoni fatti arrivare dal golfo di Genova.

Novità e sorprese variano con l’avvicendarsi dell’autunno e dell’inverno, della primavera e dell’estate, comprese le mezze stagioni.

L’intrattenimento del Rabmataz

Particolarità dell’Osteria Rabezzana il Rabmataz (crasi del nome Rabezzana e del titolo dell’album di Paolo Conte Razmataz), rassegna settimanale focalizzata su eventi di jazz, lirica, spettacoli musicali che intendono rinvigorire il concetto di luogo di ritrovo in cui la buona cucina regionale convive con l’intrattenimento culturale.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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