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Mozzarella di Bufala Campana, l’oro bianco d’Italia

Nel film Mozzarella Stories, diretto da Edoardo De Angelis nel 2011, ogni storia raccontata si lega alle altre grazie a un comun denominatore gustoso: la Mozzarella di Bufala Campana.

Le vicende del casaro re di Caserta, il passionale Don Ciccio, di sua figlia Sofia e di tutti gli altri personaggi descritti dal cineasta confluiscono verso l’essenza dell’oro bianco, davvero in grado di determinare scelte importanti, sconvolgere e rapire grazie alla sua bellezza di forma e genuinità.

Luoghi d’origine e produzione della Mozzarella di Bufala Campana

Questa tipicità della tradizione gastonomica italiana – perla saporita e unica al mondo – si è guadagnata con merito il marchio DOP, ovvero la Denominazione di Origine Protetta. La Mozzarella di Bufala Campana è una e una soltanto, quella prodotta nelle provincie di Caserta e Salerno, assolutamente inimitabile.

Il termine “mozzarella” si riferisce al procedimento di “mozzatura” eseguita per separare dall’impasto i singoli pezzi. Questa particolare squisitezza è prodotta solo con latte fresco intero di bufala mediterranea rigorosamente italiana (gli animali sono iscritti all’anagrafe e allevati a stabulazione semilibera, a pascolo aperto).

Il latte deve essere trattato dal caseificio entro e non oltre le 16 ore dalla mungitura: la coagulazione si ottiene con fermenti naturali aggiunti al latte riscaldato a una temperatura fra i 33 e i 36 gradi centigradi. La cagliata, frammentata in grani piccoli, matura in siero per 5 ore prima di essere ridotta in strisce filate in acqua a 95°C, mozzate per giungere alla pezzatura desiderata. La conservazione dei pezzi si mantiene in acqua potabile fredda, con l’uso della salamoia.

Un prodotto Made in Italy

Il prodotto finale si presenta in molteplici forme, con una crosta liscia e non più spessa di un millimetro, dal colore bianco porcellana. La pasta è a sfoglie sottili ed elastiche, irrorate di un siero grasso e profumato. La Mozzarella di Bufala Campana è Made in Italy, concetto che nel film di De Angelis il buon “Ciccio DOP” ribadisce con il fervore dell’appassionato gastronomo e la grinta dell’imprenditore protagonista della commedia malavitosa a base di caglio.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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