Una varietà che sembrava destinata all’oblio è oggi un nuovo Presidio Slow Food in Emilia Romagna. La pera nobile merita di essere valorizzata tanto per il suo gusto unico quanto per la versatilità di utilizzo in cucina. Cotto nel vino, trasformato in mostarda, ingrediente cruciale del ripieno dei tortel dols: questo frutto stimola la fantasia specialmente nel contesto della composizione dei dessert, tanto sa esprimersi in dolcezza.
Rigenerazione miracolosa di un vecchio pero nobile
Dei quattro produttori che aderiscono al Presidio, Matteo Ghillani agisce in qualità di referente dopo aver dato vita otto anni fa a un’azienda agricola situata sull’Appennino parmense rivitalizzando un vecchio pero nobile in procinto di essere abbattuto.
Grazie alla cura degli anziani del luogo, l’albero si è ripreso tornando produttivo nell’arco di un solo anno. Si tratta indubbiamente di un miracolo della natura ma al contempo di una incrollabile fiducia nei concetti di rigenerazione e biodiversità, come spiega Ghillani:
“Osservando il comportamento di quella pianta e la sua capacità di resistere all’abbandono, abbiamo compreso subito che quella ‘cultivar’ così rustica meritava di essere difesa e salvaguardata. Ci siamo messi a studiare e abbiamo finito per innamorarci della storia del pero nobile, così abbiamo avviato il frutteto e propagato la pianta.“
Sommando i 300 peri di Matteo e Simona agli altri posseduti dai restanti produttori, si arriva a un computo di oltre 1.000 esemplari i cui frutti saranno sempre di più con il passare del tempo. Contrariamente agli esseri umani, infatti, queste piante divengono maggiormente prolifiche in età senile. Dai 5 quintali prodotti ora dai 300 giovani peri, si raggiungeranno probabilmente i 6.000 kg in futuro.
Origini, storia e caratteristiche della pera nobile
Emilia sebbene sia difficile affermarlo con assoluta certezza, la pera nobile ha dimensioni medio-piccole, una buccia sottile che dal colore giallo-verde sfuma nel rosso-rosato e forma conica che da una base larga e tonda si snellisce all’altezza del picciolo. Caratterizzata da polpa così dura e granulosa da necessitare la cottura nel vino o la lessatura in acqua, accusa un peso di ca. 80 g.
Pier Maria Rossi, quindi intorno alla metà del ‘400, ed essendo citata nel XVIII secolo in un manoscritto anonimo, la pera nobile ha trovato piena affermazione nell’Ottocento per merito di Maria Luigia d’Austria, la duchessa buona che fu grande estimatrice del frutto, come racconta Ghillani:
“Leggenda vuole che sia stata lei, appassionata di arte, pittura e buon cibo, a promuovere la diffusione di queste piante.”
La pera nobile divenne protagonista di prestigiose tavole nobiliari sparse in tutta Europa, potendo sopportare lunghi viaggi poiché in grado di conservarsi bene a temperatura ambiente.
Monocolture in basso, spopolamento e rimboschimento non gestito della montagna hanno seriamente minato il prosieguo vitale della pianta rischiando di affossarla irrimediabilmente. Per fortuna le si prospetta invece un futuro di rinascita soprattutto in virtù della fresca nomina a Presidio Slow Food sostenuto dalla Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Parma.
La pera nobile vanta un’area di produzione annoverante le province di Parma e Piacenza dal fiume Po fino a 1.000 metri s.l.m.