“Aglianico del Vulture o Primitivo di Manduria?“
Una domanda che sa di quesito quella rivolta da Aldo a Giovanni e Giacomo in una scena particolare de Il grande giorno, tredicesimo film del famoso trio comico, diretto nel 2022 dal regista Massimo Venier.
Il fastoso ricevimento pre-matrimonio organizzato dai futuri consuoceri (e soci della Segrate Arredi) a Villa Kramer, su una deliziosa isola del lago di Como, deve essere perfetto. Guai a deludere Elio e Caterina, ormai sul punto di diventare marito e moglie, impegnati ora a fare da osservatori a un curioso ed elegante “bestiario” fatto di personaggi pittoreschi in una pittoresca situazione.
Nel lungo weekend di festeggiamenti non può naturalmente mancare il vino, quello pregiato, proveniente dalle varie regioni d’Italia per accontentare ogni forma di campanilismo e appartenenza d’origine. Tra di essi, a venir menzionati sono appunto l’Aglianico del Vulture e il Primitivo di Manduria, che nel suo interrogativo Aldo sembra praticamente mettere a confronto.
Eppure, eccettuato il fatto che i rispettivi terroir si trovano in due regioni – Basilicata e Puglia – vicine di casa con molteplici affinità enogastronomiche, va detto che le differenze strutturali fra i due vini si palesano piuttosto marcate e importanti, già solo perché il primo si evince da un vitigno d’estrazione vulcanica, mentre l’altro è prodotto in una zona irrorata da acqua fluviale (dolce) e mare (quindi acqua salina).
Aglianico del Vulture: rosso DOC in purezza che nasce ai piedi di un vulcano
In questa sede puntiamo la lente di ingrandimento analitica sull’Aglianico, un rosso DOC (la tipologia “Superiore” è DOCG dal 2010) vinificato in purezza ai piedi del Monte Vulture, vulcano spento da millenni nella provincia di Potenza.
Le relative uve vengono coltivate a un’altitudine compresa fra i 200 e gli 800 metri, vantando una storia che ha avuto inizio intorno al VII secolo a.C., quando i Greci introdussero il vitigno in terra italica per poi “passare il testimone” ai Romani. Una coltivazione che, per fortuna, ebbe continuità anche nel Medioevo grazie all’interessamento di Federico II prima e Carlo I d’Angiò poi. Durante il periodo aragonese (XV sec.), l’antico nome Ellenico fu cambiato in Aglianico.
L’Aglianico della Cantina di Venosa
Oggi una delle più rinomate aziende vinicole del Mezzogiorno che lo producono è Cantina di Venosa, la cui sede è ça va sans dire nel piccolo comune di Venosa, realtà potentina di poco più di 10.000 abitanti.
Il Vignali – Aglianico del Vulture DOP conta un’annata felice, il 2021. Questo vino è il risultato di un uvaggio derivato da vigneti allevati in spalliera con un’età fra i 10 e i 20 anni, a ca. 500 metri s.l.m. La vendemmia ha luogo di norma la prima decade di ottobre: le uve, accuratamente selezionate, sono raccolte a mano e adagiate in casse da 12-15 kg.
Il processo di vinificazione avviene in piccoli fermentini e la macerazione è pellicolare a una temperatura controllata tra 23° e 26 °C. Dopo 7 giorni ecco il completamento della fermentazione alcolica e malolattica in serbatoi inox.
Affina in botti di rovere da 50 hl. per 10 mesi e in bottiglia per altri 3. Raggiunge i 14% vol., moderno nel gusto, intenso nel suo color rosso rubino dai riflessi lievemente granati. Restituisce un bouquet di aromi che spaziano fra ribes e spezie, con un sapore asciutto, sapido e persistente.
In tanti lo indicano come vino ideale per arrosti, cacciagione e formaggi stagionati, ma è perfettamente abbinabile (servito a 16 – 18 °C) anche a piatti vegetariani e portate tipiche, ad esempio la parmigiana di melanzane.