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Mimì metallurgico ferito nell’onore: il cult di Lina Wertmüller restaurato in 4K

Sull’onda di un’importante missione culturale, e cioè il recupero di capolavori del cinema il cui supporto in pellicola risente purtroppo del trascorrere del tempo, il Museo Nazionale del Cinema di Torino e Minerva Pictures hanno unito gli sforzi per portare a termine il restauro digitale in 4K di Mimì metallurgico ferito nell’onore.

Si tratta di uno dei primi lavori in celluloide di Lina Wertmüller, diretto nel 1972 dopo i due cult I basilischi (1963) e Questa volta parliamo di uomini (1965).

La versione digitalizzata è stata presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il 21 ottobre presso la Casa del Cinema. L’opera di restauro è partita dal negativo immagine e dal negativo audio conservati nei Cinecittà Studios, utilizzando una copia positiva d’epoca posseduta dalla Cineteca del Museo Nazionale del Cinema. Preziosa la collaborazione di Imago VFX e Audio Innova srl, intervenute nella correzione del colore e nella pulizia dell’audio.

Il restauro di una pietra miliare

Il delicato processo restaurativo restituisce così al grande pubblico un film fruibile in alta qualità che, nonostante il passare degli anni, non ha perduto il proprio smalto né quella potente eloquenza in grado di renderlo un caposaldo della cinematografia del Belpaese e internazionale.

Fu infatti candidato alla Palma d’Oro a Cannes, entrando di diritto nel gota dei classici italiani anche in virtù della meravigliosa coppia di interpreti, Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.

È la storia di Mimì, operaio siciliano costretto a emigrare a Torino dopo aver subito un improvviso licenziamento a causa del suo credo politico. Nel capoluogo sabaudo dovrà fare i conti con la volubilità dell’amante, i doveri famigliari e una mafia che non dimentica continuando a perseguitarlo.

Mimì metallurgico ferito nell’onore è il ritratto di un uomo, virile e fragile al contempo, in imbarazzo fra troppe donne, nel bel mezzo di un cambiamento sociale ed esistenziale. La Wertmüller lo definì “una parabola del falso progresso” riassumendo in un’unica visione ipocrisie, contraddizioni e debolezze di un Paese più conservatore che innovatore, lento, stanco e irritabile.

Una pietra miliare della Settima Arte che si erge a documento di un’epoca oramai tramontata ma ancora riverberante sul presente.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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