Uscita nelle sale: 16 ottobre 2024
Dove vederlo: Al cinema
Titolo originale: Megalopolis
Regia e sceneggiatura: Francis Ford Coppola
Cast: Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza
Musiche: Osvaldo Golijov
Produzione: USA 2024
Genere: Fantascienza
Durata: 138 minuti
Trama
A New Romesi consuma il conflitto tra Cesar Catilina (Adam Driver), un prodigioso artista impegnato nell’impresa di concretizzare la sua idea utopica di futuro, e il sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), che rappresenta il suo più grande ostacolo. Tra di loro si pone anche Julia (Nathalie Emmanuel), donna dell’alta società stanca dei gossip sul suo conto e figlia di Cicero che, per amore di Cesar, metterà in discussione il rapporto con il padre.
Recensione
L’anno scorso c’era il “Barbienheimer“, quest’anno il “Jokeropolis”: l’ultima crasi si riferisce a Joker: Folie à deux e Megalopolis, usciti nelle sale americane pressappoco nello stesso periodo. Ma, se per Barbie e Oppenheimer questa contemporaneità aveva portato fortuna, generando un capitale di due miliardi e mezzo di dollari in due, qua non si ha avuto lo stesso effetto.
Soli 6 milioni guadagnati in America contro i 120 spesi e cacciati direttamente da Francis Ford Coppola. Ma perchè Megalopolis, un film già storico di suo, è un fiasco? Dopo i rumorosi borbottii di Cannes, è stato rimontato e la durata è stata ridotta a 2 ore e 18 minuti, ma anche così qualcosa non torna. Il progetto del regista è tanto ambizioso quanto inclassificabile. Sarebbe potuto essere la sua pellicola più importante e stilisticamente matura, ma assomiglia più a una delirante allucinazione testamentaria.
Notevole quanto poetico l’accostamento sia narrativo che visivo fra l’antica Roma e la moderna New York, rinominata New Rome. E se la Città Eterna rappresenta nell’inconscio collettivo un impero apparentemente indistruttibile, strizzando l’occhio all’America attuale, lo sguardo di Cesar Catilina, giovane architetto idealista, è rivolto al futuro, o meglio al migliore dei futuri possibili, per evitare che gli Stati Uniti periscano come Roma.
La vicenda si svolge nello sfarzo di New Rome con le sue attività ludiche superficiali, gli scandali, i giochi di potere e i voltafaccia, e ammicca alla Babylon di Chazelle suggerendo che forse Coppola stia parlando proprio di Hollywood: lui come Catilina – nonostante il rapporto di amore e odio – si fa avanti come il narratore della nuova utopia, provando a portare il verbo di un inedito modo di concepire le immagini in un’industria rinsecchita dalla carestia creativa degli ultimi anni.
Sfortunatamente per Coppola, il messaggio non ha centrato il bersaglio. Dal punto di vista visivo, Megalopolis corrisponde a una sfida vinta a metà: da un lato sullo schermo si alternano immagini e colori sgargianti che inventano e scoprono pian piano il carattere di una città emergente dallo sfondo della storia, dall’altro molte di queste immagini a ben vedere restano fini a sé stesse.
Più esperimento che reale caratterizzazione, tracciano solo il contorno di una narrazione in cui il messaggio di utopia sociale e politica, aldilà delle premesse, non risulta centrale come dovrebbe. La reale costruzione di Megalopolis, simbolo di un futuro migliore, resta ai margini e cede il posto invece al quadrilatero amoroso che coinvolge Julia e Cesar, Clodio (fratello incestuoso di Julia che odia Cesar) e Frank (padre di Julia che non si rassegna alla crescita della figlia).
Sebbene sia dunque ottima l’idea di base di Coppola – vale a dire un’opera formalmente originale e visivamente straordinaria, dai forti rimandi contemporanei, che mette sul piatto temi sociali e politici e che dovrebbe offrire uno sguardo rinnovato sul presente e le sue possibilità – viene per contro lasciata troppa libertà all’intreccio di amori, intrighi e altri impicci che di futuristico ha ben poco.
Troppi gli interrogativi che rimangono irrisolti, troppo il desiderio di lasciarsi incantare da una storia che non viene raccontata. Il sogno cinematografico di Francis Ford è una favola caleidoscopica che ubriaca lo spettatore con il suo enorme spettro cromo-visivo, sì aprendosi in qualche modo la strada a qualcosa di nuovo, ma incapace di toccare il cuore e far riflettere.
Curiosità
Non sono mancati i problemi, principalmente legati alla natura del film, suscitando diffidenza da gran parte dell’industria cinematografica, fino ad essere definito “invendibile”.