Titolo originale: Amare amaro
Regia: Julien Paolini
Sceneggiatura: Samy Baaroun
Cast: Syrus Shahidi, Virginia Perroni, Celeste Casciaro, Tony Sperandeo
Musiche: Pasquale Filastò
Produzione: Francia, Italia 2018
Genere: Drammatico
Durata: 90 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Un ragazzino percorre di corsa le strette strade di un anonimo paesino siciliano, invocando a gran voce il maresciallo dei carabinieri (Tony Sperandeo), svegliato di soprassalto. Un’auto ha sfondato la vetrina dell’unico bar, causando la morte di due persone. Al volante Giosuè, regolare immigrato francese perito anche lui nell’incidente.
Lo piangono l’anziano padre e il fratello Gaetano (Syrus Shahidi), fornaio del posto ben integrato nonché fidanzato con Anna (Virginia Perroni), figlia della sindaca Enza (Celeste Casciaro). Proprio quest’ultima non acconsente alla sepoltura del corpo di Giosuè nel territorio comunale, provvedimento che scatena l’ira di Gaetano, deciso a tumulare la salma nel cimitero locale inimicandosi autorità e concittadini.
Recensione
Una produzione franco-italiana che strizza l’occhio all’Antigone di Sofocle, trasponendo la sua tragica evoluzione nel placido contesto di un paese dell’odierna Sicilia. La degenerazione degli eventi – rappresentati per la prima volta ad Atene nel 442 a.C. nell’ambito delle Grandi Dionisie – trova piena corrispondenza in una lenta e dolorosa discesa morale fatta di disappunti e contrappunti, laddove fino al momento del fatto scatenante aveva regnato una profonda inazione.
Tipico delle minuscole realtà della provincia rurale in senso lato, il non-vivere scandisce la dormiente quotidianità, il rito della consuetudine, l’inconscia contemplazione del vuoto stanco entro un seducente isolamento. Lo status quo irradiato dall’innata bellezza degli scorci offerti da Belmonte Mezzagno, Balestrate, Terrasini, Cinisi e Carini si sgretola innescando il meccanismo di causa-effetto, azione-reazione alla base di qualunque ortodossa narrazione.
Amare amaro non emulsiona ma piuttosto incastra tematiche eterogenee, concorrenti nel tessere una trama nella quale, in modo esclusivo e non elusivo, tutti toccano con mano piccole e grandi sofferenze: un padre che perde un figlio, un tutore della legge obbligato a contravvenire al proprio codice di comportamento, una sindaca il cui abuso di potere finisce col ritorcerlesi contro e persino paesani che temono di non poter più prendere il caffè al bar.
La storia risente di lacerazioni arrecate sia dalla commiserazione della morte che dalla deplorazione di quanto succede in conseguenza. Syrus Shahidi rende perfettamente l’amarezza del lutto e il suo doversi ragionevolmente dividere tra la missione della sepoltura e la costruzione di un futuro con la bella Anna, determinata a restare al suo fianco.
Il ruolo viene padroneggiato a mani basse da Virginia Perroni, attrice che incarna limpidamente il modello dell’interprete ideale, mai sopra le righe ma tremendamente influente davanti alla cinepresa al pari di Celeste Casciaro, l’iconica protagonista de In grazia di Dio diretto nel 2014 dal marito Edoardo Winspeare. Tony Sperandeo è la Sicilia impersonificata, simbolo di una generazione di caratteristi che continua a stupire manifestando un’incredibile capacità di adattarsi ai tempi.
L’Antigone di Sofocle diventa l’Antigone di Julien Paolini, un pezzo di fragile umanità che affoga nel romanticismo più drammatico, una dissolvenza in nero senza ritorno.
Curiosità
Nella parte di Bebeto compare Ciro Petrone, ricordato principalmente per il ruolo di Ciro in Gomorra, diretto nel 2008 da Matteo Garrone.