michel piccoli e pistola in dillinger è morto
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Dillinger è morto

dillinger è morto locandinaTitolo originale: Dillinger è morto

Regia: Marco Ferreri

Sceneggiatura: Marco Ferreri, Sergio Bazzini

Cast: Michel Piccoli, Annie Girardot, Anita Pallenberg

Musiche: Teo Usuelli

Produzione: Italia 1969

Genere: Drammatico

Durata: 95 minuti

Trailer

 

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Regia: stellastellastella

Interpretazione: stellastellastellastella

Sceneggiatura: stellastellastella

Musica: stellastellastella

Giudizio: stellastellastellastella

 

Trama

Rincasato dopo l’ennesima giornata di lavoro, il designer industriale Glauco (Michel Piccoli) è accolto dal silenzio e da pietanze ben poco invitanti. Messosi ai fornelli, si cucina un lauto pasto che gusta nella piena solitudine dell’appartamento condiviso con la bella moglie Ginette (Anita Pallenberg) e la piaciosa domestica Sabina (Annie Girardot), entrambe già a dormire.

Rovistando fra le spezie, l’uomo ritrova una vecchia pistola avvolta da un giornale d’epoca che riporta la notizia della morte del gangster Dillinger. Intenzionato a rimetterla a nuovo, la dipinge di rosso simulando il suicidio davanti al fascio di luce di un vecchio proiettore. Deciderà di usare l’arma dopo aver a lungo girovagato per casa, fornicato con Sabina e stuzzicato la dormiente Ginette.

Recensione

Fin dal suo primo lungometraggio, Marco Ferreri ha sempre voluto eludere il tenue conformismo di quel cinema italiano assai affaticato dopo i lustri neorealisti. Con Dillinger è morto inasprisce quella poetica dell’insoddisfazione interiore nata di fatto con Una storia moderna – L’ape regina e proseguita mettendo a punto Marcia nuziale e L’Harem.

La decantazione della frustrazione maschile ha radici che affondano nelle tragicomiche novelle pirandelliane, in quel teatro dell’assurdo sfociante nel silente parossismo del sangue. Al centro della scena, questa volta, c’è Glauco, personaggio che Ferreri affida completamente all’interpretazione libera di Michel Piccoli.

Una sera come tante innesca nel protagonista un desiderio di evasione preparata nei minimi dettagli attraverso il rito culinario, anticipatorio di una cena ricca ma sommessa, che possiede una caratteristica cruciale: è l’ultima. Qui, tuttavia, il profeta rimane solo, fra la Maddalena non ancora redenta e l’antica, primordiale Eva desnuda stuzzicata da un dispettoso serpente di gomma.

Ferreri traspone velati rimandi biblici in un episodio di vita il cui sapore si evince da cibanze nuove, il rumore da un banalotto programma televisivo, la nostalgia dalla mattanza di un toro nell’arena riproposta sul muro da un proiettore. Il ritrovamento del vecchio revolver scatena in Glauco atteggiamenti paradossali e buffoneschi, persino infantili nella loro spontanea manifestazione liberatoria.

L’uomo, dismessi anche i vestiti palesando il proprio corpo villoso in tenuta quasi adamitica, può così darsi a un ludismo pruriginoso rivolto dapprima fugacemente alle ragazzine del format tv in bianco e nero, poi alla pistola stessa dipinta di rosso a pois, infine alle due donne presenti in casa.

L’animalesco e il bambinesco arrivano a fondersi in un individuo di mezz’età che ci conduce nella stravagante follia di una sera, lo spazio temporale in cui le sue volontà trovano appagamento, mosse da un recondito appetito, affrancate dall’inerzia e finalmente armate.

Curiosità

dillinger è morto glauco in cucina

L’appartamento in cui si sono svolte le riprese apparteneva al pittore Mario Schifano, mentre per le scene in cucina Ferreri scelse la villa a Formello del suo grande amico Ugo Tognazzi.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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