Titolo originale: Née pour l’enfer
Regia: Denis Héroux
Sceneggiatura: F.G. Ranger
Cast: Mathieu Carrière, Debra Berger, Christine Boisson
Produzione: Francia, Italia, Germania, Canada 1976
Genere: Thriller
Durata: 92 minuti
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Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
Un reduce del Vietnam (Mathieu Carrière), tarato e complessato, rimane bloccato a Belfast. Stanco e squattrinato, prende di mira un gruppo di infermiere con l’intento di rapinarle. Introdottosi nella loro pensione, si lascia invece andare a sadiche torture e sevizie. Colto da un raptus incontrollato, inizia a ucciderle una ad una.
Recensione
Tre anni dopo la fine dell’assurdo circo bellico del Vietnam, è un francese a dire la sua non sulle dinamiche di guerra bensì sugli effetti devastanti prodotti nella psiche di chi vi è sopravvissuto. Née pour l’Enfer è il titolo originale del film di Denis Héroux.
“Nato per l’Inferno”, frase tatuata sul braccio dell’ex soldato interpretato da un cupo (e bravissimo) Mathieu Carrière, appare un minaccioso monito ma ancor più un destino triste inciso sulla pelle, un verdetto che non lascia scampo e non concede proroghe.
Nella grigia Belfast, limbo europeo senz’arte né parte ma in odore di fiamme e rivolte, attentati ed esecuzioni, la tragedia prende molto lentamente forma, assume corpo, sostanza e tale lentezza, per la sua fatale gradualità quasi statica, genera sfiancante inquietudine in un’atmosfera di tetra attesa. Qualcosa deve succedere e qualcosa inevitabilmente succederà.
L’immota quotidianità del reduce statunitense all’improvviso si scuote e la vista di camici bianchi matura l’idea più folle, quella di macchiarli di sangue, la materia liquida che a fiumi ha finito per condizionare drammaticamente l’esistenza di un milite assassino divenuto killer per volontà in una società nella quale è reietto.
La seconda fase della pellicola si sviluppa come un’home invasion scremata da inutili spunti di spettacolarità. Ai dialoghi sommessi intrisi di afflizione e rinuncia segue il librar silenzioso del coltello che penetra la carne, della cinghia che picchia e si stringe intorno al collo. La violenza trova sbocco, ma la sua funzione non è l’intrattenimento, è l’esortazione a pensare che, in fondo, nessuno può realmente salvarsi da solo.
Le atrocità della mattanza in un serio j’accuse incapace di provare pietà insistendo sull’irrecuperabile, sulla misoginia e sull’incubo. E la notte si tinse di sangue.
Curiosità
La pellicola è una produzione mista e vede la partecipazione di attrici francesi, italiane, tedesche e canadesi, oltre al protagonista transalpino Mathieu Carrière.