Titolo originale: Fortapàsc
Regia: Marco Risi
Sceneggiatura: Marco Risi, Andrea Purgatori, James Carrington
Cast: Libero De Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo
Musiche: Franco Piersanti
Produzione: Italia 2009
Genere: Drammatico
Durata: 113 minuti
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Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
Giancarlo Siani (Libero De Rienzo) è un giovane praticante nella redazione de “Il Mattino” di Torre Annunziata. Solare, appassionato, dedito al lavoro, comincia a occuparsi di cronaca nera e omicidi legati alla camorra. Testimone ogni giorno dei regolamenti di conti e dei traffici illeciti della criminalità organizzata, Siani deciderà di indagare sui rapporti tra camorra e politica, sollevando il velo di omertà sulla corruzione che coinvolgeva le istituzioni.
Per i suoi articoli, le scomode inchieste e per aver reso onore alla sua professione di “giornalista giornalista”, verrà ucciso in un agguato il 23 settembre 1985.
Recensione
Consideriamo eroi chi, ogni giorno, si oppone ai soprusi della mafia. Noi li chiamiamo così, ma forse loro storcerebbero il naso, rispondendo che stanno semplicemente facendo il loro lavoro. Così è stato per Giancarlo Siani, l’unico giornalista che la camorra ha ben pensato di eliminare perché scomodo e ritenuto un ostacolo per l’ascesa al potere di clan campani, alleati di Cosa Nostra.
Marco Risi, figlio del più famoso Dino e regista del film, preferisce una biografia in cui a risaltare è il Giancarlo uomo, professionista, amico e fidanzato, non l’eroe andato contro la camorra. Con questa scelta non assistiamo, quindi, alla solita agiografia dell’uno contro tutti, ma alla vita di un ragazzo – aveva 26 anni quando fu ucciso – la cui unica scelta fu di seguire la devozione verso il giornalismo, uno strumento per combattere il potere criminale che sporcava Torre Annunziata, Napoli e la Campania tutta.
Scopo primario del giornalista è quello di informare, far prendere coscienza dei fatti ai propri lettori cosicché possano crearsi un’opinione fondata su basi solide. Siani fece questo, o almeno era il suo nobile intento, in un mondo in cui il grottesco e l’ambiguità dei politici e della polizia rendeva difficile scoprire la verità.
Forse l’unica pecca della pellicola consiste nel non aver sciolto chiaramente i nodi fondamentali del contesto criminale attorno a cui ruotano le figure dei boss Valentino Gionta e Angelo Nuvoletta. Ciò non toglie nulla alla semplicità e all’approccio delicato con cui i fatti sono narrati. Equilibrato, rigoroso quel tanto che basta e registicamente minuzioso nel filmare scene da brivido alternate a momenti in cui viene fuori l’anima professionale più pura di Giancarlo Siani.
Fortapàsc è un film di cui, a posteriori, possiamo dire che il cinema italiano sentiva la necessità, non solo perché formalmente interessante e strutturalmente ben pensato, ma perché della passione che aveva Siani per il suo lavoro ne avremmo tutti un po’ bisogno. Libero De Rienzo, che lo interpreta, è assolutamente credibile e restituisce una prova recitativa molto convincente, non tralasciando nessuna sfumatura caratteriale.
Un cast ben assortito fa da contorno, da Valentina Lodovini a Michele Riondino, da Daniele Pecci a Massimiliano Gallo. Ciò che dovremmo trarre dalla visione del film è l’insegnamento più importante che Siani nella sua breve vita ha lasciato: farsi guidare dall’amore verso ciò che si è scelto di fare e alimentare il fuoco sacro della passione verso il proprio lavoro, così da poterlo svolgere nel migliore dei modi.
CINEFOCUS
Ci stanno due categorie, i giornalisti giornalisti e i giornalisti impiegati
Curiosità
L’auto guidata da Libero De Rienzo è la vera auto di Giancarlo Siani.
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Foto: Fabrizio Di Giulio