Titolo originale: Children of men
Regia: Alfonso Cuarón
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Timothy J. Sexton, David Arata, Mark Fergus, Hawk Ostby
Cast: Clive Owen, Michael Caine, Julianne Moore, Chiwetel Ejiofor
Musiche: John Tavener
Produzione: USA, Gran Bretagna 2006
Genere: Drammatico
Durata: 114 minuti
Premio Osella per il miglior contributo tecnico alla fotografia, Premio Lanterna Magica ad Alfonso Cuarón
Regia:
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Giudizio:
Trama
Nel 2027 le donne non sono più fertili. Da ben 18 anni non si fanno figli e il mondo è nel caos più completo. Theo (Clive Owen) viene rapito dalla sua ex Julian (Julianne Moore) che gli affida una giovane gravida. L’uomo dovrà portarla in un posto sicuro dove ella potrà dare alla luce una speranza per l’umanità intera.
Recensione
Questo adattamento cinematografico del romanzo di P.D. James si rivela nella sostanza un autentico fallimento. Alfonso Cuarón descrive un mondo grigio, cupo, caotico e frenetico, impasto di déjà vu in aggiunta a una trama traballante, senza nerbo. La sceneggiatura, sebbene cerchi di rileggere in maniera fedele il libro alla fonte, soffre di estrema precarietà strutturale e finisce con lo sgretolarsi.
Nessun ordine logico, né distinzione fra buoni e cattivi, gli ideali di ognuno dei personaggi risultano solo annacquati pretesti di moralità spiccia, a tratti persino incoerenti. Fra gli interpreti spicca Michael Caine, che ha una parte secondaria ma essenziale, mentre Clive Owen si perde nella sua mimica facciale scialba e inconsistente, smarrita tra il cinismo e il sarcasmo.
Cuarón non è lo stesso talentuoso regista de La piccola principessa e Y tu mama también, si autodeclassa a dilettante svendendosi per la causa commerciale. Perché questo è I figli degli uomini, un mero prodotto main screen da evitare, saturo di visioni apocalittiche datate, riciclate e deludenti. Una distopia priva di argomentazioni e pertanto ben poco credibile.
Le 3 nominations agli Oscar (sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio) non possono che far sorridere. Ben più inspiegabile la candidatura al Leone d’oro, follia pura.
Curiosità
L’allora diciannovenne Clare-Hope Ashitey si prese un anno sabbatico dall’università che frequentava per poter prendere parte al film.