Titolo originale: Gladiator
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: David Franzoni, John Logan, William Nicholson
Cast: Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Richard Harris, Connie Nielsen
Musiche: Hans Zimmer
Produzione: USA 2000
Genere: Epico
Durata: 155 minuti
Miglior film, attore protagonista Russell Crowe, costumi, sonoro, effetti speciali visivi.
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Giudizio:
Trama
Il generale Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), dopo l’ennesima vittoria sul campo di battaglia, viene eletto ufficiosamente dall’imperatore Marco Aurelio (Richard Harris) suo successore. Il figlio Commodo (Joaquin Phoenix), profondamente adirato e geloso, uccide il padre e cerca di assassinare Massimo.
Il generale riesce a scappare, ma, tornato a casa, trova la moglie e il figlio trucidati. Prelevato da una carovana di mercanti di schiavi, diviene un famoso gladiatore e mette in atto la sua vendetta combattendo a Roma nel titanico Colosseo. La sorella di Commodo Lucilla (Connie Nielsen), da sempre innamorata di Massimo, cerca di aiutarlo nel suo grande sogno di riportare in auge la Repubblica.
Recensione
Con Il Gladiatore riprende slancio dopo tanti anni la produzione di kolossal, ferma da parecchio tempo ai grandi classici come Ben-Hur e La tunica. Il film tratta l’incredibile carriera di un uomo coraggioso e leale, astuto generale di Roma prima, schiavo poi, infine gladiatore adorato dalle folle.
Russell Crowe è perfetto, Joaquin Phoenix esprime la crudeltà necessaria affinchè il suo personaggio catalizzi l’odio degli spettatori, mentre Connie Nielsen è eterea e vera donna di stirpe reale. Richard Harris, attore indimenticabile, interpreta il saggio Marco Aurelio e la sua presenza, breve, riecheggia però per tutta la durata del film.
Ridley Scott, dopo la fantascienza e l’azione, si cimenta nel genere stilisticamente più difficile da riprodurre, ma riesce a elevare i toni epici fino al sublime. Scott costruisce un incipit grandioso, la cruenta battaglia in Germania durante un freddo inverno: da notare le armature dei soldati, fedeli alle descrizioni tramandate nei secoli, e quindi in seconda analisi la marcia delle legioni romane compatte ed estremamente efficaci contro i barbari Teutoni.
Il conflitto è stato girato in una foresta che doveva essere abbattuta, Scott ne ha così approfittato per sfoderare un po’ di effetti speciali. Risulta interessante anche la camminata di Massimo all’interno del campo, dove i feriti si rifocillano e si organizzano focolari per la gelida notte.
Tutto ciò è soltanto il preludio al vero motivo del film, la caduta di un generale romano e la sua riscossa da gladiatore, concludendo con la messa in atto di una vendetta a lungo meditata. Troviamo Massimo alle prese con gli allenamenti dei guerrieri dell’arena, poi lo si vede combattere al Colosseo, ricostruito al computer.
Il suo valore di soldato e uomo non rappresenta l’unico aspetto su cui il regista si concentra, occorreva andare al di là della mera azione e della retorica dialogica: l’amore fra Massimo e Lucilla, l’amicizia con lo schiavo nero, il rispetto del lanista Proximo (il compianto Oliver Reed, scomparso poco prima della fine delle riprese e sostituito da una riproduzione digitale nelle ultime scene), sono essi stessi punti essenziali di una sceneggiatura forte e dirompente, anche se piena zeppa di errori storici non trascurabili.
La discussione in ambito politico, con complotti annessi e una focalizzazione precisa sugli elementi del senato, costituisce la parte pregnante che determina parte delle scelte di Massimo. La musica di Hans Zimmer suggella le scene di combattimento nell’arena che rimarranno memorabili.
Non è un grande cinema ma un cinema grande, non un capolavoro assoluto per le tante imperfezioni. Certamente un prodotto di grana grossa e di illustre paternità. Location accuratamente scelte, fra le quali il paese di San Quirico d’Orcia in Toscana, dove avviene il ricongiungimento di Massimo con la sua famiglia.
CINEFOCUS
San Quirico d’Orcia, i Campi Elisi del Gladiatore
Curiosità
La frase “Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità” è in realtà una citazione, evinta dall’Hagakure di Tsunetomo.