Titolo originale: Il ricco, il povero e il maggiordomo
Regia: Aldo Giovanni e Giacomo, Morgan Bertacca
Sceneggiatura: Aldo Giovanni e Giacomo, Morgan Bertacca, Valerio Bariletti, Pasquale Plastino
Cast: Aldo Giovanni e Giacomo, Giuliana Lojodice, Guadalupe Lancho, Sara D’Amario
Musiche: Marco Sabiu
Produzione: Italia 2014
Genere: Commedia
Durata: 102 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Il ricchissimo uomo d’affari Giacomo Maria Poretti (Giacomo Poretti) vive nell’agiatezza insieme al figlio Junior e alla moglie Camilla (Sara D’Amario), servito e riverito dal maggiordomo Giovanni (Giovanni Storti), dedito al culto del bushido e innamorato della domestica Dolores (Guadalupe Lancho).
Un giorno i due investono accidentalmente l’ambulante abusivo Aldo (Aldo Baglio), che coltiva il sogno di avere una bancarella tutta sua. Trattato con sprezzo e sfruttato, quest’ultimo diviene determinante quando Giacomo è ridotto sul lastrico a causa di un affare andato male, ospitando lui e il maggiordomo in casa della madre Calcedonia (Giuliana Lojodice). Per risollevarsi, i tre organizzano uno stratagemma dai risvolti inaspettati.
Recensione
Le commedie scritte, co-dirette e interpretate da Aldo, Giovanni e Giacomo brillano nel fosco panorama della moderna commedia italiana poichè le uniche in grado di moralizzare suscitando ilarità e riflessione introspettiva, senza mai perdere di vista il senso del fare cinema di genere.
Dopo l’avvicendamento di registi come il collaudatissimo Massimo Venier, l’improvvisato Marcello Cesena e il sofisticato Paolo Genovese, è la volta del serafico Morgan Bertacca, già sceneggiatore dell’ultimo film del trio, La banda dei babbi Natale (2010). Nonostante la freschezza esperienziale, il cineasta dirige con piglio sicuro sebbene si noti una presa di livello decisamente inferiore rispetto ai predecessori sia in termini di fotografia che di sottostrati tecnici.
Le argomentazioni fornite dalla pellicola, invece, appaiono solidissime in quanto radicate in un’attualità indubbiamente edulcorata dalla vicenda comica, tuttavia ragionata per ciò che concerne il tono più profondo infuso al film e, in particolare, al tema narrativo: la lotta di classe. Il ricco, il povero e il maggiordomo parte a corda lenta, salvo tenderla in seconda istanza, quando cioè la storia scema il suo carattere tripartito congiungendo e mischiando le carte sociali, rappresentate da ricchezza, subordinarietà e precarietà.
Diversamente da tutti gli altri lavori – che mostravano personaggi sì diversi caratterialmente ma in linea rispetto ai tenori di vita – l’opera in questione gioca molto sulla distanza netta, sull’estrazione sociale e sui modi di concepire l’esistenza da singolo individuo: lo snobismo e il cinismo mutano in amicizia attraverso una progressione non priva di volute difficoltà d’integrazione, coincidenti con un’apparente compatibilità di prospettive personali.
L’intreccio è sostenuto da una esemplificazione che solo il trio comico milanese riesce a perseguire, non senza un parterre di attori estremamente abili a completare un puzzle di gag, siparietti e sequenze spettacolari (comicamente parlando): ai fedeli Massimo Popolizio (prete fuori dagli schemi) e Sara D’Amario (consorte odiosa tutto estetica e vizi) si aggiungono la rivelazione Guadalupe Lancho (la domestica), Francesca Neri (donna manager) e la straordinaria Giuliana Lojodice (coriacea madre di Aldo), interprete teatrale dal glorioso retaggio.
La contestuale miscellanea di canzoni a far da variegata colonna sonora (autori Renato Carotone, Julio Iglesias, Walter Valdi) completa il quadro dell’ennesimo successo annunciato.
Curiosità
Questo film è stato prodotto con la logica dell’ecosostenibilità.