Titolo originale: Close encounters of the third kind
Regia e sceneggiatura: Steven Spielberg
Cast: Richard Dreyfuss, François Truffaut, Teri Garr
Musiche: John Williams
Produzione: USA 1977
Genere: Fantascienza
Durata: 135 minuti
Miglior fotografia, effetti speciali sonori
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Nei cieli degli Stati Uniti vengono avvistati degli UFO. Un padre di famiglia (Richard Dreyfuss), uno scienziato (Francois Truffaut) e una donna (Teri Garr) il cui bambino è stato rapito dagli alieni tentano di saperne di più. Si pensa che ci sarà un incredibile incontro in una base del Wyoming.
Recensione
Incontri ravvicinati del terzo tipo è uno di quei film talmente decantato da non poter assolutamente deludere le attese di tutti coloro che ancora non lo hanno visto. Tutto il prestigio che negli anni esso è andato acquisendo è giustificato tuttavia solo in parte.
Sebbene il regista Steven Spielberg abbia praticamente scritto una pagina importante della storia del cinema hollywoodiano, compiendo ampiamente il proprio dovere in questo esempio di fantascienza creativa, alcuni momenti del film risultano stanchi e un tantino ingenui.
Consideriamo comunque che verso la fine degli anni ’70 le dicerie sugli UFO e gli avvistamenti non erano certamente all’ordine del giorno come oggi avviene e la prospettiva di un possibile contatto con gli extraterrestri risultava addirittura inimmaginabile.
Spielberg ha qui mostrato una netta inclinazione a credere ad altre vite da qualche parte nell’universo e un’ulteriore dimostrazione di tale propensione si avrà qualche anno dopo con E.T. Emerge nel film un luogo comune, la superiore tecnologia che gli alieni posseggono, palesata attraverso i loro mezzi volanti ricchi di luci e capaci di seguire traiettorie improbabili.
Un altro luogo tutt’oggi considerato comune è costituito dalla fisionomia degli extraterrestri, esseri piccoli ma di forma umanoide. L’aspetto più discutibile del film riguarda la durata e la gestione del tempo filmico: le scene sono eccessivamente lunghe e alcune sequenze annoiano proprio per la loro prolissità.
Si tratta, tuttavia, di una pellicola che ha fatto storia a suo modo, e non è un caso che alcune alchimie sceniche, come la visione della montagna e l’ossessione che ne scaturisce, siano perfettamente riuscite. Richard Dreyfuss, blasonato attore di hollywood, si misura con il personaggio da lui interpretato, ambiguo, curioso, caparbio, caratteristiche congeniali alla sua mimica da uomo trasognato ma tutt’altro che ingenuo.
Notevoli per l’epoca gli effetti speciali, realizzati con tecnica e sapienza, dai quali ha tratto spunto la moderna industria cinematografica, collocata in una nuova era tecnologicamente innovativa e sviluppata.
CINEFOCUS
Un romantico incontro tra mondi diversi
Curiosità
Il personaggio di Lacombe si ispira all’astronomo e ufologo Jacques Vallée.