Titolo originale: À l’interiéur
Regia: Julien Maury, Alexandre Bustillo
Sceneggiatura: Alexandre Bustillo
Cast: Alysson Paradis, Béatrice Dalle, Jean-Baptiste Tabourin
Musiche: François-Eudes Chanfrault
Produzione: Francia 2007
Genere: Home invasion
Durata: 82 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Rimasta vedova appena quattro mesi prima per un grave incidente d’auto, Sarah (Allyson Paradis) è ora al nono mese di gravidanza e affronta l’ultima notte che la separa dal parto. Sola in casa la vigilia di Natale, viene perseguitata da una donna misteriosa (Béatrice Dalle) il cui scopo è irrompere nell’abitazione e impossessarsi del bambino che Sarah porta in grembo.
Recensione
L’horror splatter transalpino ha saputo letteralmente scioccarci con le sferzate agghiaccianti rappresentate dalle opere Alta tensione (Alexandre Aja, 2003), Frontiers – Ai confini dell’inferno (Xavier Gens, 2007) e Martyrs (Pascal Laugier, 2008). Un trittico che si trasforma in una quadrilogia della violenza con la più terrificante manifestazione della malattia mentale sottoforma di ossessione omicida: Inside – À l’interieur.
Girato a quattro mani da Alexandre Bustillo e Julien Maury (il primo firma anche il soggetto e la sceneggiatura), è pugno allo stomaco e overdose di agonia allo stesso tempo, una lunga, logorante ed estenuante odissea del dolore in grado di congiungere l’home invasion e il gore tramite soluzioni estreme, X-Rated, al limite della sostenibilità.
La reazione immediata potrebbe essere il vomito, o il disgusto, o ancora il rifiuto dello spettacolo grandguignolesco. Tutto si svolge davanti a occhi mai completamente preparati ad assistere a qualcosa del genere, o meglio oltre il genere. Di thriller così se ne fanno 1 ogni 1.000, poiché in pochi cineasti hanno la capacità – e il coraggio – di spingersi tanto al di là del lecito sapendo che qualcuno abbandonerà la sala anzitempo e mai più prenderà in considerazione un riapproccio alla visione.
Un lungometraggio d’esordio che spacca platee, giudizio, critiche e coscienze, inguardabile dalle donne incinte, soggette più di ogni altro all’urto violento della loro fisiologica e intrinseca fragilità emotiva. Esponendo alla ferocia proprio una ragazza gravida, sola e per giunta vedova sull’orlo della depressione, la coppia Maury-Bustillo dimostra di non avere scrupoli di sorta, puntando dritto a una sorta di crasi esasperata di componenti organiche: ogni omicidio inquadrato, sviluppato e descritto mescia sangue, liquidi corporei, pezzi di corpi e persino frammenti di capelli.
Si calca la mano e parecchio sulla psicopatia sfrenata che Béatrice Dalle padroneggia perfettamente interpretando la donna misteriosa, nemesi furente della quasi sempre passiva (e barricata) Sarah di Alysson Paradis. Bravissime entrambe a offrire un’idea di confronto fra due anime traumatizzate, oramai lontane dalla realtà, estraniate dal più piccolo alone di normalità.
Un film apprezzabile sul quale, però, grava la palese disomogeneità qualitativa tra il prima e il dopo. Il prologo beneficia di una suspense in cui gioca un ruolo determinante la presenza assenza quasi spettrale dell’intrusa, che cerca di farsi aprire la porta con lo stesso inganno perpetrato da Alex Delarge in Arancia Meccanica, poi attende davanti alla finestra prendendosi i flash di Sarah come in La Finestra sul Cortile del grande Hitchcock.
Forbici in mano, non è la modella omicida di Sotto il vestito niente (unico giallo dei Vanzina) che avanza in soggettiva ma una pseudo-vedova nera con un allure stregonesca parecchio tangibile. Tante citazioni e una lenta, inattesa deriva nel non-sense dello zombi movie, la nota stonata pre-sventramento che si sarebbe dovuta evitare. Si astengano i facilmente impressionabili.
Curiosità
In una prima versione, durante l’incubo di Sarah doveva uscire dalla sua bocca il vero braccio di un bambino ma poi, ritenendo troppo eccessiva e realistica la sequenza, i registi optarono per la resa in CGI.