Titolo originale: Yip Man
Regia: Wilson Yip
Sceneggiatura: Edmond Wong
Cast: Donnie Yen, Simon Yam, Siu-Wong Fan
Musiche: Kanji Kawai
Produzione: Hong Kong 2008
Genere: Arti marziali
Durata: 105 minuti
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Giudizio:
Trama
A Foshan il Kung Fu è quotidianamente praticato e sono tanti i maestri che lo insegnano. Il migliore di loro è Ip Man (Donnie Yen), cultore eccezionale dello stile Wing Chun. Con l’invasione giapponese la città piomba nella miseria, in più un generale nipponico lancia la sfida alle arti marziali cinesi. Ip Man riscatterà la sua gente accettando e vincendo questa sfida.
Recensione
Le gesta del leggendario maestro di Bruce Lee vengono immortalate in un affresco elegante nel quale le arti marziali trionfano in accordo con una biografia pesantemente romanzata ma appassionante, pregna di una filosofia escatologica coinvolgente e riflessiva.
La pellicola corrisponde a un trattato di azione pura, storicamente ben collocato, le cui sequenze più movimentate – vale a dire quelle di combattimento – vengono poste sotto l’egida saggia dello specialista Sammo Hung. Il cineasta Wilson Yip, dal canto suo, confeziona un prodotto veramente impeccabile dal punto di vista registico, componendo delle inquadrature che paiono studiatissimi dipinti animati, tecnicamente ineccepibili e ammantati di una fotografia esemplare.
La geometria dei piani rispetta un rigore che aderisce alla disciplina trasposta nella narrazione, liberandosi di scorie imperfette a favore di una disinvoltura in realtà molto sofisticata. Proprio nel modo di gestire la macchina da presa, Yip dimostra che il cinema orientale ha molto da insegnare alla miriade di cineautori americani impegnati nell’assolvere le impellenti esigenze commerciali delle major, e per questo indotti all’errore e allo spettacolo bello ma vacuo.
Ip Man, occorre ribadirlo, cala molti assi sbalorditivi, tra cui il commisurato umorismo in grado di mitigare la tensione e lo straordinario equilibrio epurato da ogni forma di scriteriata esagerazione (quest’ultima divenuta invece regola per l’action hollywoodiana, prostituta dei botteghini).
Risulta un film per taluni versi magnetico, forte di un personaggio carismatico che in Cina è diventato una sorta di eroe nazionale, capace di innovare negli anni l’arte marziale fino a sublimarla. Il divo Donnie Yen infonde la necessaria energia al ruolo che riveste cimentandosi in una recitazione ampiamente sufficiente, sensazionale per ciò che concerne il suo lato cinetico.
Curiosità
Le basi ideative del film furono gettate già nel 1998 da Jeffrey Lau e Corey Yuen.