Titolo originale: El olvido que seremos
Regia: Fernando Trueba
Sceneggiatura: David Trueba
Cast: Javier Cámara, Daniela Abad, Aida Morales, Patricia Tamayo
Musiche: Zbigniew Preisner
Produzione: Colombia 2020
Genere: Drammatico
Durata: 136 minuti
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Giudizio:
Trama
Il film è basato sul romanzo “El olvido que seremos” del famoso scrittore colombiano Héctor Abad Faciolince in cui racconta la storia di suo padre, il medico e attivista colombiano per i diritti umani Héctor Abad Gómez (Javier Cámara). Ripercorrendo la sua carriera di professore universitario, scopriamo il grande amore per la famiglia ma anche il suo tenace impegno politico sullo sfondo delle feroci violenze che hanno colpito la Colombia negli ultimi decenni.
In una casa contraddistinta dalla vitalità e dalla creatività, con un modello educativo improntato sulla tolleranza e lo sviluppo del pensiero critico, entra prepotentemente la violenza del mondo al di fuori.
Recensione
Il contesto storico in cui è ambientato il racconto è quello della Colombia degli anni Settanta e Ottanta, un periodo particolarmente difficile dominato dalla violenza e da episodi di sangue soprattutto nella città di Medellín. Su questo particolare sfondo si sviluppa il ricordo del figlio del dottor Gomez, un ritratto di grande amore e orgoglio volto a celebrare la personalità di un padre ma anche di un uomo e della sua lotta politica.
In questo romantico omaggio conosciamo la figura del professor Gomez, medico ma anche importante combattente nella lotta per i diritti umani e la sanità pubblica colombiana. In un Paese dalle quotidiane repressioni, Abad Gomez non si inginocchia davanti a nessuno andando coraggiosamente incontro a minacce e a un destino fatale.
La narrazione segue un tono che oscilla tra il gioioso e il crudo, la felicità e il dolore, l’innocenza e l’inquietudine. Sicuramente il compito di portare sul grande schermo delle vicende pubbliche ma anche così intime – legate al proprio focolare domestico – non è certo facile, ma Faciolince ci riesce. Affida il suo soggetto a David Trueba, il quale firma una sceneggiatura che, nonostante la forse eccessiva lunghezza, ha il grande pregio di far sentire lo spettatore parte della propria storia.
Ciò che colpisce è l’abilità nel riuscire a restituire lo sguardo adorante di un bambino verso un genitore così pieno di amore e di saggi insegnamenti, in una casa sempre rumorosamente in festa, nonostante grandi difficoltà. Sebbene il ritmo rallenti molto nella seconda parte della pellicola, che risulta più legata ai tempi del libro omonimo – con alcune scene dallo sguardo più forzato – la prima parte si muove con energia e potenza, riuscendo a far trasparire tutto l’amore verso una figura paterna di così grande impatto.
La regia del premio Oscar Fernando Trueba (Belle Époque) è sempre attenta e utilizza un efficace bianco e nero che accresce anche il contrasto tra l’età dell’infanzia, caratterizzata da un’esplosione di felicità e di emozioni, e l’età adulta, più oscura e realista. Senza dubbio degna di lode è l’ottima interpretazione di Javier Cámara, che regge sulle sue spalle l’intera pellicola trasmettendo tutta la passione e il coraggio di un uomo simbolo della storia colombiana, affiancato dalla bravissima Patricia Tamayo.
La nostra storia è un film che si pone a metà strada tra il ritratto di un padre, il racconto delle ingiustizie e delle sofferenze di un Paese e un omaggio alle persone che mettono in gioco persino la propria vita pur di costruire un mondo migliore. Su tutto emerge però la realtà agrodolce di una famiglia che attraverso l’amore e la sofferenza dipinge momenti dai colori incredibili.
Curiosità
Il lungometraggio è stato l’unico film di lingua spagnola a far parte della selezione ufficiale di Cannes 2020 ed è stato presentato in anteprima nella scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma.
Immagini: Copyright 2020 LUCKY RED S.r.l.