Titolo originale: Night of the living dead
Regia: Tom Savini
Sceneggiatura: George A. Romero, John A. Russo
Cast: Tony Todd, Patricia Tallman, Tom Towles
Musiche: Paul McCollough
Produzione: USA 1990
Genere: Zombie Movie
Durata: 92 minuti
Regia:
Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
A causa di una misteriosa epidemia su scala mondiale, i morti tornano in vita diventando assassini. Un gruppo di sopravvissuti, capitanati dal tenace Ben (Tony Todd), si barrica in una casa di campagna cercando di resistere agli assalti dei feroci zombie.
Recensione
Degno rifacimento di un classico dell’horror, il film di Tom Savini segue pari passo l’originale pellicola di George Romero, quel La notte dei morti viventi che nel lontano 1968 aveva iniziato a generare incubi fra gli spettatori assaliti da un vento di novità mostruosa e terrificante in relazione al delicato tema trattato.
Il concetto di resurrezione, infatti, assume connotati distorti anche in questo attuale erede, di cui Romero è produttore, evidenziando soltanto la superficialità fisica dell’individuo abbrancato dall’epidemia misteriosa. Lo zombie è divenuto così uno stereotipo sociale, vittima di una modernizzazione e assimilazione che lo relega a mero esecutore della volontà effimera del potente, piegata al fare inconsapevole esule dalla ragione.
Nella prima lettura del significato se ne cela un’altra, vale a dire l’individuazione della vera minaccia, non costituita in realtà dal morto che cammina bensì dall’uomo capace di vendicarsi su se stesso alla ricerca della leadership inebriante.
Nell’ambiente chiuso della casa di campagna, rappresentante un sistema dove vigono regole non scritte dettate dalla paura, i protagonisti non sembrano in grado di pervenire ad accordi efficaci e duraturi, divergendo perfino sulle questioni più elementari. Ne scaturisce un conflitto che muta in scontro sociale, caratterizzante la vicenda nella sua totalità.
Il capo tacitamente eletto è Ben, afroamericano cui è stato concesso il privilegio di guidare al fine di esorcizzare l’odio razziale che per anni ha offuscato gli Stati Uniti e la storia dell’uomo in tempi più remoti. Ecco che lo schiavo assurge al ruolo di condottiero, trovando comunque l’opposizione ostinata e codarda del subdolo Cooper, espressione della debolezza e della lucida follia dell’uomo bianco inteso come fautore delle angherie dell’apartheid.
Visivamente si va a perdere il tono horror noir dell’originale romeriano poichè il colore attualizza ma non convince appieno, sotto altri aspetti la vicinanza ai giorni nostri crea maggior inquietudine anche alla luce di un finale che elegge l’uomo non liberatore ma vera bestia dall’innata propensione all’omicidio.
Curiosità
Tom Savini era il curatore degli effetti speciali del film originale di Romero.