Titolo originale: The purge: Election year
Regia e sceneggiatura: James DeMonaco
Cast: Frank Grillo, Elizabeth Mitchell, Mykelti Williamson, Betty Gabriel
Musiche: Nathan Whitehead
Produzione: USA 2016
Genere: Thriller
Durata: 100 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
L’America si prepara al consueto sfogo nell’anno delle elezioni presidenziali che vede la senatrice Charlie Roan (Elizabeth Mitchell) in vantaggio sui padri fondatori per la sua ferma intenzione di porre fine alle annuali notti di sangue, ritenute brutali e a scapito soprattutto della popolazione più povera.
Proteggere la candidata e farla sopravvivere alle 12 ore più cruente spetta a Leo Barnes (Frank Grillo), anch’egli convinto che lo scempio debba cessare.
Recensione
Finalmente una saga degna di essere ulteriormente sviluppata mantenendo però inalterati i punti cardine che ne hanno plasmato il successo. La notte del giudizio è ormai una trilogia il cui focolare che la alimenta arde su tizzoni di pura enfatizzazione, quella di una situazione sociale condotta ai massimi livelli di criticità su un tessuto di distopia ferocemente dilatata, una proiezione resa specchio esacerbato dei tempi bui che già in parte stiamo vivendo.
In cabina di regia siede l’indiscusso James DeMonaco, cui va il merito di aver ancora una volta scritto e diretto con mestiere un libello dalla forte connotazione ideologica, dove l’ideologia fa emergere la soggiacente e subdola anima violenta di una Nazione – gli Stati Uniti – sempre più multietnica ed esasperata da commistioni, disordini popolari e terrorismo.
In un’escalation di omicidi, esecuzioni e assalti in massa, il franchise giunge al secondo sequel, il più politico e certamente anche il più profondo perchè penetra fino al cuore del potere, risalendo l’Olimpo corrotto e oligarchico dei cosiddetti “padri fondatori”, ora minacciati da una rivoluzione incarnata da una donna pronta a dire basta a tutto ciò che il sistema ha imposto per mero interesse economico.
Questo Election Year si pone stilisticamente e contenutisticamente sulla scia del precedente capitolo Anarchia – La notte del giudizio, con un elemento di continuità – il protagonista Leo Barnes – e un terreno d’azione in cui si muovono vittime e carnefici insieme a gruppi di militanti no-sfogo guidati da una vecchia conoscenza, Dante Bishop.
Eccolo tornare dopo la determinante presenza nell’episodio pilota, che lo vedeva clandestino in casa Sendin perchè inseguito da una banda di giovani purificatori. Leggermente meno ritmato ma governato da un accentuato spirito carnevalesco riscontrabile nei travestimenti e mascheramenti degli assassini occasionali, il film di DeMonaco avvince provocando continui salti sulla sedia (prerogativa maggiore dell’horror) e riservando un finale pazzesco, prevedibile ma comunque sensazionale.
Alla produzione la BlumHouse di Jason Blum (con lo zampino di Michael Bay), che si conferma un’autentica certezza e garanzia di qualità.
CINEFOCUS
Leo Barnes, un sergente d’acciaio
Curiosità
Le riprese sono state effettuate nel Rhode Island e a Providence.