Titolo originale: The first purge
Regia: Gerard McMurray
Sceneggiatura: James DeMonaco
Cast: Marisa Tomei, Y’lan Noel, Lex Scott Davis
Musiche: Nathan Whitehead
Produzione: USA 2018
Genere: Thriller
Durata: 97 minuti
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Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
Con gli Stati Uniti ormai al collasso a causa di criminalità, politica malsana e cattiva amministrazione, il governo viene messo alle strette. L’ascesa dei Nuovi Padri Fondatori è inesorabile e la presa del potere dipende da un esperimento pronto ad attuarsi nella cittadina di Staten Island: la popolazione si ritroverà coinvolta in una notte durante la quale ogni crimine sarà ritenuto lecito, un modo di sfogare rabbia e frustrazione e liberare la violenza in qualunque forma. Un’attivista e un trafficante cercheranno di combattere la follia dilagante.
Recensione
Fondamentalmente bello ma essenzialmente inutile, abbondante quanto superfluo: La prima notte del giudizio è il capitolo prequel dell’intero franchise sulla “purga a stelle e strisce”. Ogni saga ha un inizio, come impone il modus narrandi del cinema contemporaneo, ma la domanda è lecita: che cosa aggiungere a una trilogia che ha già detto tutto e non voleva diventare una quadrilogia?
La risposta giace tra una violenza e l’altra, tra le vane proteste delle vittime del “sacrificio popolare” e il plumbeo furore urbano in salsa carnevalesca che copre come il lenzuolo del coroner la futile ribellione di un suffragio mancato.
Se il racconto sa aspramente di déjà vu, così non può dirsi per una messinscena ch’è l’unico reale motivo per apprezzare l’ennesima pellicola prodotta da Jason Blum e Michael Bay, affiancati da James DeMonaco che lascia la regia a Gerard McMurray per curare nel dettaglio la sceneggiatura.
La fotografia rivela una cupezza molto più accentuata rispetto ai precedenti film, al che l’oscurità si rende malleabile pretesto per introdurre fluorescenze e una dose di suspense appropriata alla metodologia di ripresa.
La prima notte del giudizio risulta peraltro una storia tutta afroamericana, ripiegata sul genere del gangster movie intinto nel thriller votato all’action. La lunga serie di commistioni svia ma non per molto da un discorso sempre e comunque fossilizzato sulla confusione politica annichilente una società geneticamente imprevedibile, fondata sulla perenne lotta di classe.
L’opera di McMurray prende le distanze dall’home invasion su cui insisteva La notte del giudizio, abbandona l’amarezza umana e il rimpianto de Anarchia e inciampa in un’ingenua incongruenza: qui arrivano droni avveniristici con potenza di fuoco, in Election Year (dunque nel futuro) gli stessi mezzi servono soltanto all’inseguimento dei fuggitivi.
Torna preponderante la denuncia all’annientamento dei meno abbienti, l’ingerenza massiva dei Nuovi Padri Fondatori e la volontà di spostare attraverso l’onda omicida gli equilibri dell’economia nazionale.
Curiosità
James DeMonaco è nativo di Staten Island, così affezionato al luogo da intitolarvi il suo esordio da regista
Immagini: © 2018 xister pressplay