Titolo originale: L’ultima volta che siamo stati bambini
Regia: Claudio Bisio
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Claudio Bisio
Cast: Lorenzo Mc Govern Zaini, Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicantonio, Carlotta De Leonardis
Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi
Produzione: Italia 2023
Genere: Drammatico
Durata: 90 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Nella Roma del 1943 vivono quattro amici, Riccardo (Lorenzo Mc Govern Zaini), Italo (Vincenzo Sebastiani), Vanda (Carlotta De Leonardis) e Cosimo (Alessio Di Domenicantonio). Italo è figlio di un generale fascista e sogna di essere come il fratello militare; Cosimo vive con il nonno e il fratellino, suo padre si trova al confine; Riccardo appartiene a una facoltosa famiglia ebrea; Vanda è un’orfana accudita dalle suore. Per tutti loro la guerra non è che uno sfondo ludico fatto di rumori, aerei sfreccianti nel cielo e una caccia a colpi di fionda e sassi.
Il 16 ottobre i destini dei ragazzi subiscono una brusca svolta: Riccardo e i genitori vengono portati via dal ghetto e deportati nei campi di concentramento. Gli amici Italo, Vanda e Cosimo, ottemperando a un “patto di sputo”, intraprendono un lungo viaggio verso la Germania per ritrovare l’amico e riportarlo a casa.
Recensione
“Non so come lo definireste, se una commedia o una tragedia. Nemmeno io saprei decidere!”
Claudio Bisio durante la conferenza stampa dell’anteprima.
È un quesito che lascia interdetti ma al contempo rivela la doppia anima ironica e profonda di un neo-autore e neo-regista cinematografico. La sua toccante opera prima ci racconta due viaggi: quello dei tre amici di Riccardo e del fratello di Italo insieme alla suora custode di Vanda. Due missioni salvifiche contro l’odio e in favore di un’amicizia ricca di valore insopprimibile.
In un periodo storico così atroce come la logorante parentesi della Shoah, L’ultima volta che siamo stati bambini riesce quasi a farci dimenticare la guerra, un sanguinoso conflitto fra uomini mitigato dall’ingenuità innocente dei bambini, ignari delle vittime dell’empietà bellica, delle nefandezze di Hitler e Mussolini nei confronti dei “non conformi alla razza”, ignari della direzione di quei treni e di cosa succeda nei tristemente famosi campi di lavoro.
Fra il pubblico ci sono gli adulti che piangono e i più piccoli che ridono, da qui l’origine del quesito di Bisio, al quale non si può obiettivamente dare una risposta oggettiva.
I ragazzi che interpretano i protagonisti si scoprono attori molto bravi, accompagnati nella recitazione – assai notevole per la loro età – da colleghi più navigati e maturi come Marianna Fontana e Antonello Fassari. Claudio Bisio si propone per la prima volta in veste di regista, con l’augurio di dar seguito al suo esordio, magari osando un po’ di più con le inquadrature. La sceneggiatura è l’adattamento del romanzo L’ultima volta che siamo stati bambini di Fabio Bartolomei.
C’era bisogno di un film così divertente, spensierato e spontaneo, in grado di far riflettere ma anche dimenticare, accantonando il lato macabro dei drammatici eventi passati, allontanando il peggio della guerra e del genocidio.
A questo proposito si è espressa nondimeno la senatrice Liliana Segre, facendolo con parole splendide: “Caro Claudio, ho molto apprezzato il tuo film perché hai saputo rendere la freschezza e l’innocenza dei bambini con un tratto talmente sensibile da offuscare la tragedia che c’è sullo sfondo.“
Curiosità
Al film ha collaborato anche l’associazione ebraica di Roma.