Titolo originale: The last man on Earth
Regia: Ubaldo Ragona, Sidney Salkow
Sceneggiatura: Richard Matheson, William F. Leicester, Furio M. Monetti, Ubaldo Ragona
Cast: Vincent Price, Emma Danieli, Franca Bettoia
Musiche: Paul Sawtell, Bert Shefter
Produzione: Italia, USA 1964
Genere: Fantascienza
Durata: 86 minuti
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Giudizio:
Trama
In seguito al diffondersi di un terribile virus, gli esseri umani sono divenuti dei vampiri pericolosi che agiscono di notte e si nascondono di giorno. Lo scienziato Robert Morgan (Vincent Price), scampato alla misteriosa epidemia, vive in solitudine dando la caccia alle creature e cercando una possibile soluzione.
Dopo tre anni di desolazione e lotta per la sopravvivenza, Robert incontra una donna (Franca Bettoia) che pare non essere stata contagiata.
Recensione
Dieci anni dopo la pubblicazione del romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, una co-produzione Italia – USA centra l’adattamento cinematografico di una storia contraddistinta dalla visione apocalittica della metamorfosi umana pervasa dal ribaltamento.
Per la prima volta, infatti, Matheson contrae la narrazione di un mito orrorifico tra i più classici e percorsi, ovvero il vampiro, e la rielabora spaiandone i concetti tipici. in altre parole, la solitudine della creatura della notte viene ora caricata pesantemente sulle spalle di un uomo, che si ritrova a fronteggiare la massa contagiata e mostruosa, agente come un’orda spinta da un morbo di natura sconosciuta.
Il male sociale, che transuma verso una condizione esasperata e allegorica, si abbatte su un pianeta desertico, costellato di macerie e ricordi di una vecchia vita, quella di uno scienziato che ha perso tutto, dagli affetti alla consueta percezione del mondo, sprofondando in un incubo irreversibile.
Allegoria o metafora, la semantica della pellicola è resa senza (giustamente) prescindere dalla fedeltà al romanzo, perseguita dall’ottica nostrana votata alla piena aderenza letteraria e non avvezza alla sbavatura in fase di sceneggiatura. Vincent Price è il predestinato a tenere alto il vessillo della ragionevolezza e, sebbene araldo di una recitazione “sopraccigliare” da smorfia teatrale, convince con la propria peculiare presenza carismatica.
Ragona dirige con piglio semplice e standardizzato, più legato alla primordialità dell’inquadratura che alla proiezione moderna della stessa, con dissolvenze delicate e primissimi piani eloquenti.
CINEFOCUS
Curiosità
Questo film è considerato ancora oggi il più fedele al romanzo fra le versioni cinematografiche prodotte negli anni successivi.