Titolo originale: Million dollar baby
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Paul Haggis
Cast: Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman
Musiche: Clint Eastwood
Produzione: USA 2004
Genere: Sport movie
Durata: 140 minuti
Miglior film, regia, attrice protagonista Hilary Swank, attore non protagonista Morgan Freeman
Regia:
Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
Frankie Dunn (Clint Eastwood), esperto allenatore di boxe, gestisce una palestra con l’ex pugile e amico Scrap (Morgan Freeman). Una ragazza povera ma appassionata di pugilato, Maggie Fitzgerald (Hilary Swank) gli chiede di allenarla, ricevendo un netto rifiuto.
Tuttavia, l’insistenza e la tenacia della donna lo inducono infine ad accettare, con il benestare di Scrap. In poco più di un anno, Maggie diviene una campionessa e per Frankie addirittura una figlia. Manca solo il titolo mondiale e un ultimo incontro che avrà in serbo un triste destino.
Recensione
Clint Eastwood è considerato oggi un grande regista a livello mondiale, osannato anche come attore, professione per la quale è più conosciuto. Il suo eclettismo e il suo stile preciso e meditato hanno portato a risultati eccezionali e per nulla scontati, toccando generi tra loro estremamente diversi. Gli spietati, Mystic River e Potere assoluto ne sono un valido esempio.
Million dollar baby è di fatto uno sport movie, cioè una pellicola che pone al centro di tutto lo sport, ma in verità la sua vera connotazione è molto lontana da quest’ottica di genere. Il film è un dramma che sfocia in tragedia e offre dei contenuti moralmente pregni ed eticamente pesanti.
Qui la vita mostra i suoi lati più imprevedibili, le esistenze di Maggie, Frankie e Scrap si congiungono per approdare a un finale unico, dai risvolti oscuri ma significativi per tutti e tre. Frankie è un uomo granitico e testardo, ma segnato dalle sue precedenti esperienze e due laceranti drammi: una figlia che rimanda sempre indietro le sue lettere e la ricerca della fede, che implica infiniti dubbi e paure.
Il fallimento pare essere sempre dietro l’angolo e lui ne ha timore. Dal canto suo, Scrap ha vissuto i propri anni di gloria da giovane pugile, ha infine perso la guerra e con essa un occhio, ma non la saggezza e la lungimiranza. E’ sua la voce che narra passo passo la storia di Maggie e la favola sportiva che la riguarda, ne delinea i tratti.
Maggie parlerà da sè, raccontando la sua vita infelice, sempre in salita, con una famiglia spiantata e due sole armi, il carattere e la volontà di arrivare in alto. Per tutto il film il rapporto con Frankie rimarrà conflittuale, per poi addolcirsi in maniera palese nell’ultima parte.
La regia di Clint Eastwood viene impostata su tonalità sfumate, con predominanti d’ombre e penombre, funzionali a quella che sarà la strada verso una tragedia consumata. Il pugilato è esaminato da una prospettiva pessimista, vuol dire allo spettatore che si tratta di uno sport per il quale si è destinati inevitabilmente a perdere, considerando ogni possibile circostanza.
Scrap è un esempio di tale conclusione, Frankie lo è anch’egli ma in modo diverso. Maggie andrà incontro al successo e alla fama, affermando la voglia di riscatto fino a un brusco crollo, una caduta verticale spaventosa e drammatica.
Il regista americano affronta con crudo verismo il tema dell’eutanasia, argomento controverso e ritenuto ad oggi dalla maggior parte dell’opinione pubblica un atto eticamente sbagliato e non contemplabile dall’essere umano, padrone sì della sua vita ma non libero di decidere fino in fondo.
Gli interpreti parlano da soli, la loro bravura viene riconosciuta ad Hollywood con Oscar e applausi da parte di critici e spettatori attenti. Un capolavoro con cui commuoversi e sul quale riflettere.
Curiosità
Per prepararsi al meglio al ruolo assegnatole da Eastwood, Hilary Swank ha preso lezioni di boxe, mettendo su oltre dieci kg di muscoli in dodici giorni di intensi allenamenti quotidiani.