Titolo originale: The judge
Regia: David Dobkin
Sceneggiatura: Nick Schenk, Bill Dubuque
Cast: Robert Downey Jr, Robert Duvall, Vera Farmiga, Vincent D’Onofrio
Musiche: Thomas Newman
Produzione: USA 2014
Genere: Drammatico
Durata: 141 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Il rampante e spregiudicato avvocato Hank Palmer (Robert Downey Jr.) è richiamato al suo paese natale dai fratelli per presiedere al funerale della madre. Qui apprende che il padre Joseph (Robert Duvall), giudice della cittadina, è accusato di omicidio. Il rapporto fra i due è estremamente conflittuale, tuttavia Hank – di fronte allo spettro dell’ergastolo o della pena di morte – decide di difendere il genitore. Emergeranno tutti i rancori irrisolti di un passato problematico.
Recensione
Quando si indaga sul rapporto fra un padre e un figlio vi è sempre l’esigenza di interrogarsi sul passato e molto poco sul presente, ponendo il concetto di famiglia come prioritario per arrivare a capire il senso della vita sottinteso ai legami genitoriali. In The judge sussiste una storia nella quale la reputazione di ogni personaggio viene afflitta da crepe di cui, a prescindere, esso non risulta essere apparentemente consapevole, salvo originare un confronto serrato, tesissimo e malinconico che non è nuovo a nessun tipo di manifestazione di umano carattere.
Dobkin riserva una regia accurata e volutamente sovraesposta all’enfatizzazione della drammatica vicenda che tocca un anziano giudice (il vero protagonista) alias un padre, vedovo, burbero e… forse colpevole di un omicidio premeditato. Il film, all’ombra di un processo, non si afferma però come un legal movie ma rimane ancorato alla sfera più intima della comunicazione.
Dialoghi brevi ma duri si sciolgono via via come neve al sole, e sotto una coltre di amarezza, rabbia e follia è pronta una commozione fatta di sguardi, silenzi che appesantiscono (e poi alleggeriscono) sequenze tragiche sebbene affrontate con ironia irreale ma necessaria per mitigare toni altrimenti esausti in partenza.
L’irreprensibilità del vecchio Joseph incontra l’orgoglio del figlio Hank, anche lui colpevole di qualcosa, di una sorta di negligenza vanamente nascosta da un atteggiamento cinico e strafottente. Robert Downey Jr. centra ancora una volta il ruolo, lo sostiene e lo rende suo ma niente aggiunge alle interpretazioni che lo hanno reso famoso e super quotato a Hollywood.
Robert Duvall, per contro, sembra non conoscere ancora limiti attoriali nonostante l’ormai veneranda età, risultando immenso, solcato dalle rughe ma forte di uno sguardo che da solo dà corpo alle parole prima che esse vengano effettivamente pronunciate. Una buona dose di retorica a stelle e strisce si rileva soprattutto fra le pieghe di una sceneggiatura di medio profilo, che tratta una parabola adattata al cinema ma di certo non edulcorata.
Curiosità
Per il ruolo del giudice Joseph Palmer era in lizza anche Jack Nicholson, ma alla fine è stato scelto Robert Duvall.