Titolo originale: The Nun
Regia: Corin Hardy
Sceneggiatura: Gary Dauberman e James Wan
Cast: Taissa Farmiga, Demiàn Bichir, Bonnie Aarons
Musiche: Abel Korzeniowski
Produzione: USA 2018
Genere: Horror
Durata: 96 minuti
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Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
1952. Padre Burke (Demiàn Bichir) viene inviato dal Vaticano all’Abbazia di Santa Carta in Romania per indagare sul suicidio misterioso di una religiosa, trovata impiccata da un fattore del luogo. Insieme alla novizia Irene (Taissa Farmiga), il funzionario ecclesiastico scopre che nel convento si aggira un demone molto potente, celato sotto le mentite spoglie di una terrificante suora.
Recensione
L’universo The Conjuring si arricchisce di un nuovo capitolo molto più tetro dei precedenti, uno spin-off/prequel che obiettivamente osa continuando a setacciare i meandri inesplorati dell’horror moderno, quello capace di ridefinire il concetto di “paura” veleggiando a gonfie vele in un mare di jump scares e disvelamenti aizzati oltre il macabro inscritto nel genere.
The Nun, ambientato 20 anni prima del capostipite del formidabile franchise, vuole fornire delle esaustive spiegazioni riguardo i terribili fatti di Enfield e apre una porta sul passato di un’abbazia romena, infestata da un’entità demoniaca paradossalmente camuffata da suora.
La storia congela le atmosfere medievali ma rimane ancorata al periodo post bellico, in questo modo concatena perfettamente un costante clima di tensione, l’aura di profondo mistero e l’atavismo permeante il terrore sprigionato da un caso di manifestazione soprannaturale certo spettacolarizzata ma in sintesi confermata dai demonologi (Ed e Lorraine Warren in primis), cosiccome lo è l’esistenza del Valak.
James Wan e company chiamano in causa un vasto comparto di cultura spettrale imperniato su una bibliografia monografica (si citi la Piccola Chiave di Salomone e l’Ars Goetia che ne compone la quinta parte), la dicotomia fra iconografia sacra e rappresentazione del peccato e tutta una serie di vicende cui ispirarsi per pervenire all’agognato e rafforzativo orpello “Tratto da fatti realmente accaduti“.
Fra tutti spunta l’esorcismo che a Tanacu coinvolse una giovane suora di 23 anni poi crocifissa dalle consorelle per scacciare il demonio. Verità e finzione fluttuano proprio sul campo di scontro del sapere scientifico e dell’indagine spirituale, i cui principi a volte sono vinti e altre volte vincono l’ossimoro che inevitabilmente si origina dall’impatto fra due distinti credi.
Il monastero è la location ideale per una lotta all’ultimo sangue fra il bene e il male, la tentazione e la fede, il discernimento e la visione, dittici questi che trovano un collante gotico impermeabile e intoccabile, intrigante dal punto di vista narrativo, riqualificato grazie alle aggiunte visive di Hardy, allineato al modus operandi cinematografico di Wan, Leonetti e Sandberg. La saga resiste, cerca e trova ulteriori spunti di crescita e Taissa Farmiga non fa rimpiangere la più celebre sorella Vera.
Intorno alla suora bianca prende vita l’inquietante entourage oscuro della suora nera e fra i corridoi bui, le grotte e le stanze in cui sarebbe meglio non mettere mai piede si trattiene il fiato, si sospira e ci si immagina di urlare silenziosamente come l’uomo dipinto da Munch.
The Nun scuote non poco e i suoi raps si fanno sentire fin quando l’ultima inquadratura dell’abbazia si dissolve lasciando che la timeline acquisisca nuova linfa e approdi ad altri raccapriccianti lidi.
CINEFOCUS
La Atomic Monster di James Wan e il suo rocketman
Curiosità
Il demone è interpretato dall’attrice Bonnie Aarons.