Titolo originale: Une sirène à Paris
Regia e sceneggiatura: Mathias Malzieu
Cast: Nicolas Duvauchelle, Marilyn Lima, Tchéky Karyo, Rossy De Palma
Musiche: Dyonisos, Jeff Delort, Nicolas Duport
Produzione: Francia 2020
Genere: Romantico
Durata: 98 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Il “sorprenditore”, cantante di Vaudevilles e proprietario del locale Flower Burger Gaspard Snow (Nicolas Duvauchelle) soccorre una sirena su una riva della Senna. La giovane Lula (Marilyn Lima) ha peró la capacità di uccidere per amore qualunque uomo oda il suo canto ma Gaspard, a causa delle sue esperienze passate, pare immune. Il tempo che i due trascorrono insieme causerà cambiamenti per entrambi.
Recensione
Il titolo, Una sirena a Parigi, potrebbe ricordare una commedia cult degli anni ’80, Splash – Una sirena a Manhattan firmato da Ron Howard. Le atmosfere fiabesche e un po’ nostalgiche di Mathias Malzieu sono peró tutte europee e, al di là dell’argomento – amore e sirene – l’omaggio sembra fatto quasi per caso o per gioco.
Dunque, più che a un singolo film, Una sirena a Parigi sembra occhieggiare a una diversa epoca, se non addirittura viverci, come il protagonista Gaspard. Si tratta della Parigi del Vaudevilles, del quale il film ripercorre la struttura musicale, dell’America presente ma lontana, quella in cui potrebbe aver cantato Edith Piaf.
Gaspard non la attraversa mai con moderne auto, ma o con gli indimenticabili pattini a rotelle gialli, che lo trasportano dalle strade ai fondali del mare nelle prime scene in versione animata, o con un piccolo taxi indiano.
Se l’esempio di rappresentazione nostalgica e un po’ assurda che si fa più sentire è senza dubbio il Moulin Rouge di Baz Luhrmann, tra carismatici presentatori e “sorprenditori” bohemièn, l’umorismo di Malzieu è peró tutto francese.
Il regista, alla sua terza fatica artistica, riesce così a trasportare finemente uno dei suoi romanzi più celebri su pellicola. Una favola moderna che riflette sull’amore, sulla malinconia e sul proseguire nella propria vita. Tutti i personaggi, dalla vendicativa Milena alla diffidente sirena Lula sino a Gaspard, devono infatti superare il lutto, che sia per un amore interrotto, per la figura materna o per un’epoca aurea.
Ci riescono con interazioni mai scontate, dove il gusto retró si mischia a battute brillanti, mai troppo stucchevoli, dove non si disdegna un pizzico di surreale, soprattutto tra Lula e Gaspard. La scrittura dei personaggi, anche quelli a latere come la vicina Rossy, ex sorprenditore impicciona, o il barista del Flower Burger, è accuratissima e con poche pennellate riesce a tracciare dei caratteri credibili, per il loro universo di riferimento.
La regia va di pari passo, componendo quadri dai colori accesi o ritraendo poeticamente le strade notturne della Parigi della bella vita. Il risultato è una commedia struggente e divertente allo stesso tempo, che sorprende, come da missione degli artisti del Flower Burger.
Curiosità
Una sirena a Parigi è anche il titolo dell’album del gruppo Dyonisos, del quale il regista è la voce.
Immagini: © Cloud 9
Foto: Thibault Grabherr