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Dove nasce il Barbaresco: i paesaggi vitivinicoli del Piemonte

© Archivio Ente Turismo LMR

Il fascino che da sempre il Piemonte sa esercitare su chi, finora, lo ha soltanto idealizzato e chi, sovente, si prende il tempo per visitarlo, si lega a molteplici volani radicati nella storia, nella cultura e nella tradizione. In primis, è nella letteratura contemporanea e nell’autentica, concreta mitologia del vino che la regione sabauda sa esprimersi al meglio potendo contare su una bellezza poetica e totalitaria.

È la terra in cui montagne, pianure e colline creano un’armonia di scorci talmente potente da essere narrata e contemplata da scrittori di sommo spessore quali Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. In particolare, l’autore de Il partigiano Johnny, Primavera di bellezza e molti altri intramontabili romanzi di formazione ha contribuito sensibilmente a tessere le lodi di quei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte riconosciuti sito UNESCO e comprendenti 6 specifiche aree vocate dal punto di vista enologico e agroalimentare.

Della meravigliosa sestina fanno parte Le colline del Barbaresco, laddove l’eccezionale vino rosso a lungo invecchiamento scaturisce da un vitigno – il Nebbiolo – cruciale per la produzione high level di uno dei nettari di Bacco migliori al mondo. Lo impone un rigido disciplinare che stabilisce l’utilizzo incondizionato di uve in purezza.

Le culle del vino

Barbaresco e Neive fanno da culle al bacino vitivinicolo che ci restituisce in un limitato numero di bottiglie un rosso granato brillante, profumato in virtù di un bouquet aromatico veramente caleidoscopico.

Intensità, pienezza, robustezza, austerità, delicatezza ed equilibrio: sono le caratteristiche di un prodotto che ha il potere straordinario di riflettere ed esportare l’identità stessa di un paradigmatico territorio a elevatissima densità vitata, irrorato da acque fluviali, soleggiato e sapientemente antropizzato nel rispetto della natura.

Barbaresco

Barbaresco
© Archivio Ente Turismo LMR

Il Barbaresco – la cui vinificazione deriva da una tecnica messa a punto a fine ‘800 dal professor Domizio Cavazza nel castello del borgo (sede della prima Cantina Sociale di Barbaresco poi denominata Cantina Produttori del Barbaresco) – è in questa accezione depositario del patrimonio culturale locale, unico e originale.

Alcuni storici edifici sono stati eletti nel tempo custodi della tradizione vitivinicola, ad esempio l’Enoteca Regionale del Barbaresco allestita presso la Chiesa di San Donato e sviluppata in cantine sotterranee dagli spazi enormi.

La coltivazione della vite e la relativa produzione di vino vengono celebrate dalla grande meridiana presente nella piazza centrale del paese: si compone di dodici illustrazioni evinte dal Ruralia Commoda di Pietro de’ Crescenzi. Gli eventi che offrono massima risonanza al vino maximo del territorio sono due, Barbaresco a tavola e Piacere Barbaresco.

Neive

L’altro comune sotto la lente di ingrandimento relazionata al Barbaresco è Neive, dal 2001 tra I borghi più belli d’Italia e situato sulla via Aemilia Scauri, arroccato su un colle secondo genius loci a orientamento concentrico.

Neive
Ph. Valeria Gallo
© Archivio Ente Turismo LMR

Dal Plan del Castello domina il panorama sfoggiando ancora tracce dell’antico ricetto e della casaforte dei Conti Cotti di Ceres. Altri tesori architettonici, la duecentesca Torre dell’Orologio e l’Arciconfraternita di San Michele progettata a metà Settecento da Antonio Borgese.

Nelle cantine del Municipio allocato in Piazza Italia sorge la Bottega dei Quattro vini di Neive dalla quarantennale attività (anno di fondazione 1983). La accompagnano il Palazzo dei Conti di Castelborgo e il Palazzo dei Conti Bongioanni Cocito.

Neive accentua il proprio blasone in ambito internazionale grazie a Serafino Levi, che nel 1925 creò dal nulla una distilleria con alambicco a fuoco diretto. La Distilleria Levi – di proprietà di Romano e Lidia Levi – produce oggi la Grappa della Donna Selvatica, incardinata sull’uso di erbe aromatiche e distribuita in bottiglie personalizzate con etichette disegnate a mano.

I due borghi costituiscono tappe fondanti di altrettanti itinerari turistici, la Strada Romantica (130 km) – comprendente anche la camminata panoramica Da Barbaresco a Neive – e Bar to Bar, percorso ciclo-escursionistico assolutamente spettacolare.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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