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I tesori di San Ponso Canavese: la Chiesa e il Battistero

Dall’ultimo censimento del 2024 si apprende che il piccolo comune di San Ponso Canavese è popolato da appena 233 anime. Davvero minuscolo questo borgo in provincia di Torino, estremamente tranquillo ma non geloso della sua esclusiva pace. Anzi, sembra apparire ogni anno più propenso ad attrarre “forestieri” e nel mese di aprile il suo volano d’eccezione coincide con la Sagra delle Rane.

Si estende nel centro del paese, dove si staglia un magnifico esempio di architettura romanica e, al contempo, una valente testimonianza storica: il Battistero.

È quanto resta del remoto passato che ha cullato San Ponso, una costruzione del X-XI secolo nata per affiancare l’antica pieve non più esistente, sostituita dalla barocca Parrocchiale di San Ponzio in un sito considerato archeologico poiché qui sono state rinvenute alcune lapidi cimiteriali d’epoca romana (I-II secolo d.C.). L’intera zona, tuttavia, era adibita al culto già in era paleocristiana.

Avvicinandoci al complesso plebano, salta subito all’occhio la marcata differenza estetica fra chiesa e battistero, dovuta al fatto che le due edificazioni appartengono, come detto, a periodi storici distinti. Provoca invero una poetica suggestione attraversare l’inframezzo che collega i due monumenti, uno spazio dove prendono posto un vecchio confessionale e le vestigia funebri romane dapprima menzionate.

Il Battistero

L’ambiente ecclesiastico e quello battisteriale divergono nettamente, essendo il primo piuttosto ricco di decorazioni e colori e il secondo essenziale, vuoto, immobile. Solamente una feritoia sul poderoso muro (un metro di spessore) lascia passare un anelito di luce che rischiara l’interno dell’edificio a pianta ottagonale ma dai lati irregolari.

Si contano quattro absidi rettangolari e altrettanti semicircolari. L’abside frontale custodisce due affreschi, il Battesimo di Gesù Bambino (XIII secolo) e Gesù battezzato da San Giovanni Battista nel Giordano (‘600).

Saggi editi nel 1977 ci raccontano di un precedente battistero con vasca battesimale a immersione, presente nel V secolo. Una scala raggiunge il soppalco in legno, ma proprio dalla lignea struttura inizia a ergersi verso il cielo lo slanciato campanile aggiunto nel 1585, sostenuto da un tiburio a cupola emisferica ricoperta a lose, riconoscibile per il grande orologio settecentesco (segna solo le ore) mosso da meccanismo a ingranaggio metallico. Sopra la feritoia si scorge una meridiana che spicca per il suo vivido giallo.

Di sommo interesse la porta d’ingresso, sovrastata da un blocco arenario con funzione di architrave, eredità romana in cui sopravvive l’incisione di una figura femminile timidamente abbozzata, supina con le mani strette al petto e identificata da un’iscrizione: “Secvund Aebv”. Essa indicherebbe il nome della donna, Secondina Ebuzio.

La Chiesa di San Ponzio Martire

La Chiesa di San Ponzio Martire – intitolata a Pontius, martirizzato sulla collina di Cimiez intorno al 257 d.C. durante le persecuzioni – ha una facciata a capanna rivolta a ponente, sormontata da un timpano triangolare riconoscibile per la nicchia contenente l’icona scultorea del Santo Patrono, Sant’Ilario. Architrave, rosone, una coppia di finestrelle a sesto acuto e quattro colonne agghindano il portone all’entrata.

Si accede così all’aula a tre navate, il cui vero punto di forza ci esorta ad alzare lo sguardo: le volte a crociera convogliano tutta la bellezza dell’edificio, provvisto dei tipici elementi ecclesiali, le cappelle laterali, i pilastri, gli archi e, naturalmente, il presbiterio, le balaustre e l’abside semicircolare. Tre gli altari, dedicati rispettivamente a Sant’Ilario, San Giuseppe e Michele, e alla Madonna.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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