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La Cappella dei Teschi a Czermna in Polonia

Ci sono luoghi che emanano un’aura sacra, incastonati fra le intercapedini di una dimensione quasi extraterrena, così lontana eppure tanto vicina, quasi intima. Poi esistono altri luoghi, speculari ma appartenenti allo stesso universo di silenzi e astrazioni, la cui parola è profondamente umana, non aliena, né soprannaturale.

Nello spazio tra la vita e la morte sorge lei, la misteriosa Cappella dei Teschi (interna alla Chiesa di San Bartolomeo), altresì nota con il nome ancor meno rassicurante di Chiesa della Morte, una sorta di ossimoro che conserva un suo affascinante perché tutto da scoprire. Il funereo edificio si colloca nel contesto dell’architettura storica impressa tra i filamenti del DNA della Polonia, terra che non dà allo stupore alcuna soluzione di continuità.

Dopo avervi condotto nei suoi labirinti ipogei – la Miniera di Sale Wieliczka, l’antica Miniera di Bochnia e la Miniera Guido – esploriamo la superficie, meno buia e criptica ma ugualmente suggestiva grazie a siti come, appunto, la Cappella dei Teschi.

Teschi e ossa di 3.000 persone

Eretta in località Czermna, villaggio rurale della Bassa Slesia (a sud-ovest della nazione, vicino al confine con la Repubblica Ceca), si presenta molto piccola e se ne intuisce facilmente la peculiarità principale: è interamente decorata con teschi e ossa di ca. 3.000 persone, tutti abitanti del paese. Sotto il pavimento sono stati sepolti altri 30.000 corpi, resti di soldati periti durante la Guerra dei Trent’Anni (1618 – 1648) e le guerre di Slesia, comprendendovi i morti per malattia e stenti.

L’apparente macabra struttura – denominata in lingua polacca Kaplica Czaszek – fu costruita nel 1776 per volontà di un sacerdote, Waclaw Tomaszek, che aveva a lungo pensato a un luogo di meditazione in cui si potesse non soltanto esorcizzare bensì indagare i temi della morte e della mortalità nel periodo immediatamente successivo alla spaventosa epidemia di vaiolo che flagellò l’Europa nel XVIII secolo mietendo migliaia di vittime.

Bizzarra? Inquietante? Angosciante? La Cappella dei Teschi veste alla perfezione tutti e tre gli aggettivi, viste quelle pareti composte di materia umana – che nel pensiero collettivo autoctono non doveva solo fungere da contenitore dell’anima ma servire anche dopo – e arricchite con svariati affreschi raffiguranti scene mortifere e solenni immagini riconducibili al giudizio divino.

Santuario per i morti e Memento mori per i vivi

Attenzione, però, a non svilire questa mistica roccaforte: cogliere il suo significato storico e religioso risulta essenziale ai fini di una più larga comprensione. Ed ecco così palesarsi un vero santuario per i morti, un memento mori per i vivi che racconta l’inevitabilità del destino che conduce prima o poi alla morte.

La Cappella si fonda su una filosofia costruttiva ampiamente democratica: qui le ossa sono state disposte senza classificazione o nicchie sociali, vale a dire che personalità importanti dell’epoca giacciono insieme a contadini, militi e povera gente. Sull’altare sormontato dall’immancabile crocifisso si trova anche il cranio del clerico Tomaszek.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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