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La grandiosa Concattedrale di Santa Maria e San Giovenale a Fossano

Il ‘700 è stato il secolo dell’Illuminismo, della Rivoluzione Francese, dell’Indipendenza degli Stati Uniti d’America e di tante altre svolte storico-politiche. Soprattutto, è il periodo che ha conciliato diversi stili architettonici e una pluralità di espressioni estetiche capaci di rendere grandiosi moltissimi monumenti e roccaforti dell’arte. In Italia Barocco, Rococò, Neoclassicismo e Neogotico hanno plasmato strutture oggi memorabili, splendide, ispirate dal genio di sommi architetti.

Nel gotha è compresa la Concattedrale di Santa Maria e San Giovenale, ovvero il magnifico Duomo di Fossano, la rappresentativa cittadina in provincia di Cuneo in Piemonte. L’imperiosa chiesa condivide il palcoscenico urbano con il vicinissimo Castello dei Principi d’Acaja situato in Piazza del Castello, ma la Basilica minore prende posto nel centro storico, prossima a Piazza Manfredi.

L’opera ecclesiale in stile neoclassico si deve a Mario Ludovico Quarini, che ha realizzato il progetto costruttivo fra il 1778 e il 1791 addossando la sua creazione al campanile sorto ben prima, tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400 (modificato nel ‘600 con l’implementazione della cuspide ottagonale), a corredo della precedente Collegiata ascrivibile al XIII secolo.

Osservando la facciata – verticalizzata e slanciata dalle quattro colonne corinzie con capitello composito – si percepisce chiaramente questa differenza temporale anche nel contesto materico: la torre campanaria è in pietra bianca, la Basilica in mattone piemontese.

L’interno della cattedrale, un concerto di opere

Varcata la soglia d’ingresso, si ha la sensazione di essere investiti tutto d’un colpo dalla vastità del Cristianesimo materializzatosi in tempio di culto, che pervade ogni angolo dell’interno contraddistinto da un impianto a croce latina sovrastato da un interminabile soffitto a cupola. Esso attrae lo sguardo preliminarmente alle dieci cappelle laterali.

Si tratta di un edificio reso opulento dall’arte pittorica di funamboli del pennello, abili su tela e nell’affresco: si distinguono i tocchi di Claret, del Boetto, di Luigi Hartman, Ortori, il Mosello e Morgari, autore quest’ultima dei cinque medaglioni raffiguranti la Glorificazione della Vergine fra gli angeli incoronata dalla Trinità, e poi Dio che indica ad Adamo ed Eva la Vergine, ancora La Vergine e i profeti e La Vergine i santi e i beati fossanesi per concludere con Eliodoro cacciato dal tempio. Sulla parete di fondo appare l’immagine di San Giovenale e il beato Oddino Barotto che implorano la Vergine a protezione della città, dipinta da Giuseppe Rossetti.

Gli altari e il reliquiario

I temi biblici imperversano adornando l’ambiente, arricchito da arredi moderni – in sostituzione di quelli originali custoditi nelle sacrestie – e da due elementi di pregio: il fonte battesimale del 1548 e l’acquasantiera seicentesca. L’altare maggiore è formato da marmi policromi, gli altri altari sono dedicati al Corpus Domini e a San Giovenale. Nei pressi si ammirano la Cena di Emmaus del Pedrazzi (1831) e la pala con San Giovenale che libera Narni (G.B. Biscarra, 1837).

La chiesa possiede un cospicuo coacervo di dorature, finti marmi, cornici, fregi e parti elegantemente stuccate, insieme al prezioso reliquiario di San Giovenale che, per chi non lo conoscesse, fu il primo vescovo di Narni, vissuto nel IV secolo d.C. Sotto il coro è invece sepolto il prevosto Oddino Barotto, colui che alla fine del XIV secolo ordinò l’ampliamento dell’edificio.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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