Rispetto a Piazza del Popolo, più storica e scenograficamente rilevante data la sua centralità cittadina e la presenza della Fontana La Pupilla, Piazzale della Libertà si confà a una filosofia urbana maggiormente turistica e contemporanea, accentuata dalla prossimità al mare che bagna Pesaro.
La Cenerentola delle Marche, Capitale Italiana della Cultura 2024, possiede innumerevoli spunti di identificazione, e fra questi la particolare, ubiqua Sfera Grande dell’artista Arnaldo Pomodoro che sembra galleggiare soavemente sulla vasca circolare in cui l’acqua vibra e scivola a sfioro lungo le pareti di pietra.
Per tanti pesaresi, la Sfera – prima grande committenza del geniale scultore e orafo classe 1926 – ha assunto il goliardico quanto famigliare soprannome di “Palla di Pomodoro”, riduttivo in relazione alla vera espressione della sua forma, al nucleo semantico che ne sancisce l’essenza e il suo esistere.
Una moltitudine di sfere sparse per il mondo
L’imponente scultura rappresenta l’ennesima versione realizzata sul modello originale in poliestere creato l’anno precedente all’Esposizione Universale di Montreal (ed. 1967) in occasione del concorso nazionale bandito nel 1965 dal Ministero dei Lavori Pubblici.
Una fusione in bronzo che ricalca l’idea concettuale dell’opera primigenia installata a Roma di fronte alla Farnesina, celebre sede del Ministero degli Esteri.
Altri pseudo-cloni di dimensioni variabili hanno trovato collocazione in diverse città del pianeta, dai Musei Vaticani (la Sfera n.1 – stando ad alcune fonti d’archivio – fu scolpita e fusa proprio per il Vaticano nel 1960 e custodita da allora nel Cortile della Pigna) al Trinity College di Dublino, dall’Ufficio delle Nazioni Unite di New York all’Università di Tel Aviv passando dal Des Moines Art Center e Berkeley.
Sulla scena mondiale questa creazione si afferma col rivelatorio nome di Sfera all’interno della Sfera oppure Sfera con Sfera.
Descrizione di una metafora: l’idea concettuale della Sfera
La Sfera Grande di Pesaro si fregia di un diametro che raggiunge i 3,5 m. Ha un significato connaturato direttamente alla sua sfericità, a una perfezione che si scompone e si rompe aprendosi all’occhio di chi osserva. L’involucro rivela lungo la spaccatura un misterioso e in sé complesso meccanismo interno, ovvero un sistema cuneiforme di ingranaggi e linguaggi in contrasto con la superficie liscia mostrata da un lato della prospettiva.
Emerge dunque un’insospettabile dualità della realtà, data dalla presenza di una seconda sfera più piccola, un substrato atto a comunicare la coesistenza di due stati, interno ed esterno, metafora indissolubile della società e del mondo profondamente magmatico, articolato e denso.
Una configurazione che infine risulta quanto meno incontestabile poiché basata sulla tesi che ritiene il globo terrestre un’ecosistema minaccioso, potenzialmente distruttivo, effimera culla dell’essere umano sedotto dalla sua ineccepibile apparenza.
Il pensiero introspettivo di Pomodoro collima con la sapienza dell’uomo saggio in grado di cogliere la verità riuscendo a infiltrarsi nelle fratture della superficie e scoprendo la fragilità della materia, il lato oscuro dell’unicum. In sintesi, una metafora della psiche umana, la più radicata e intima interiorità.
Pomodoro dixit
È lo stesso Arnaldo Pomodoro a offrire una lirica, romantica e potentissima definizione della Sfera:
“La sfera è un oggetto meraviglioso, del mondo della magia, del mondo dei maghi, e che si tratti di cristallo bronzo o pieni d’acqua… riflette ciò che ci circonda, creando tali contrasti che a volte si trasforma, diventando invisibile, lasciando solo il suo interiore, tormentato e corroso, pieno di denti […]”
Così chiude il cerchio tridimensionale:
“Nella mia scultura, la forma del mondo contiene in sé la forma della ‘città ideale’ come concepito dagli artisti del Rinascimento italiano. Questo, a sua volta, contiene le mie speranze, i miei sogni e quelli di innumerevoli altri cittadini del mondo.”
La Sfera nel cinema di Hollywood
Sebbene non vi sia nulla di scritto o accertato, viene spontaneo almeno supporre che l’opera in serie di Pomodoro abbia in qualche modo influenzato lo scrittore Michael Crichton nella redazione del romanzo Sphere, edito per la prima volta nel 1987.
Il libro dettò il passaggio a Hollywood per una trasposizione cinematografica piuttosto famosa seppur non troppo amata da critica e pubblico, Sfera, thriller sci-fi diretto nel 1998 da Barry Levinson e interpretato da Dustin Hoffman, Sharon Stone e Samuel L. Jackson.
La pellicola narra del ritrovamento di una presunta astronave aliena nelle profondità dell’oceano e dell’analisi condotta al suo interno da un’equipe composta da uno psicologo, una biologa e un matematico.
I tre vengono a contatto con una sfera dorata e luminescente, melliflua, priva di ingressi o uscite ma in grado di dare forma a sogni e incubi di coloro con cui interagisce in qualità di entità senziente e intelligente. Paure, tentazioni, reminiscenze, istinti: tutto emergerà d’improvviso svelando la più recondita identità del trio di specialisti.
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