“Forse sono i luoghi che raccontano le storie nella maniera giusta.”
Voce di Silvio Orlando nel film Dopo Mezzanotte, diretto nel 2004 da Davide Ferrario.
Al di là della storia e dei personaggi, sembra vero che questo film acquisti forza, tono e anche senso proprio grazie al luogo nel quale è ambientato. Una Torino singolare, elegante, di cultura, prevalentemente notturna e senza dubbio da cartolina, fotografata com’è in maniera quasi pubblicitaria. Una Torino che trova il proprio centro nella Mole Antonelliana, sede del Museo Nazionale del Cinema e monumento architettonico della città, raffigurata anche sulle monete da due centesimi.
Il protagonista Martino, interpretato da Giorgio Pasotti, lavora come custode notturno della Mole e passa le proprie giornate in un magazzino abbandonato dell’edificio, adibito a stanza. Di notte la Mole si accende solo per lui, luogo di incanti e di meraviglie, con le macchine ottiche, le ricostruzioni dei set, le lanterne magiche ma soprattutto i film d’epoca, di cui Martino è onnivoro spettatore.
Mole Antonelliana: storia e struttura di un simbolo
Di giorno la Mole è centro muto della città: dall’alto della guglia la vista si perde sterminata su tutta Torino, dall’esterno la punta temeraria fa capolino da ogni angolazione. Espressione di verticalismo architettonico, la Mole è, infatti, l’edificio urbano più alto del capoluogo sabaudo, raggiungendo ben i 167 metri d’altezza.
Prende il nome dall’architetto Alessandro Antonelli, novarese, che ne pone le fondamenta nel 1863 su commissione della comunità ebraica che voleva farne una sinagoga. Le modifiche apportate alla struttura in corso d’opera non sono apprezzate però dalla comunità: il progetto di fare dell’edificio un luogo di culto viene abbandonato nel 1869. Assumendo dimensioni e forma imprevedibili, nel 1873 i lavori riprendono grazie al Comune di Torino che decide di dedicare l’edificio a Vittorio Emanuele II.
Antonelli lavora alla Mole fino alla morte ma non riesce a vedere la conclusione di quel progetto che definisce “un sogno verticale“. I lavori proseguono grazie all’opera del figlio Costanzo. Nel 1889, un anno dopo la morte dell’Antonelli, la Mole è inaugurata come sede del Museo del Risorgimento.
Tra gli anni ‘60 e gli anni ‘90, trasferito il Museo del Risorgimento a Palazzo Carignano, la Mole è usata prevalentemente come “belvedere” ma, in assenza di una collocazione definitiva, l’interesse della città per la struttura scema.
Rinascita di un monumento

È dal 2000 che il monumento acquista un nuovo senso, diventando sede permanente del Museo Nazionale del Cinema.
Si aggiungono l’ascensore panoramico dotato di pareti trasparenti, l’installazione luminosa di Mario Merz – Il volo dei numeri – con l’inizio della sequenza di Fibonacci sul fianco della cupola, la statua del genio alato, abbattuta da un fulmine nel 1904 e ora collocata all’interno.
Sono alcuni dei particolari ben messi in rilievo nel film, che rimane soprattutto una testimonianza dell’amore del regista per la città di Torino e per il cinema.