Di Malta e del suo arcipelago abbiamo appena iniziato a conoscerne la vera identità, che non è quella consegnataci nel tempo dagli usuali luoghi comuni. Le molteplici attrattive turistiche rappresentano ben di più di un’occasione di vacanza e svago: tessono un suggestivo puzzle di bellezza che esiste nel presente recuperando e tenendo viva la storia delle isole, dei paesaggi impossibili da racchiudere in una singola cartolina di viaggio.
Favole del passato, aneddoti rurali, l’antica antropizzazione del territorio, la fatica e il sudore dell’uomo laddove la natura solo in parte ha saputo svilupparsi autonomamente chiedendo una mano alla sapienza del saggio. Le iconiche saline hanno fatto e fanno ancora da testimoni all’evoluzione di Malta e di Gozo riempiendo di meraviglia scorci, angoli nascosti o meno celati.
Uno spettacolo di enormi vasche scavate nella roccia avvampa le scogliere caratterizzando un lungo tratto di promontorio. Alcune di queste saline si concentrano a Xwejni sull’isola di Gozo, curate dal 1860 dalla famiglia Cini. Josephine, che di quella famiglia fa orgogliosamente parte, porta avanti il lavoro degli antenati raccogliendo il sale di 150 vasche, ai primi chiarori dell’alba e a mani nude, senza l’ausilio di macchinari. Un’attività svolta nel periodo fra maggio e settembre, quando il clima risulta più torrido.
Luoghi di produzione del sale
Il sale marino, importante per l’economia maltese sebbene meno rilevante rispetto a qualche secolo fa, è un ingrediente apprezzato sin dall’antichità e talvolta veniva utilizzato addirittura come moneta di scambio, una valuta a tutti gli effetti. Gli autoctoni lo chiamano melh individuando nella città di Mellieha il maggior bacino di produzione.
La baia di Qbajjar ci appare come una composizione a scacchiera di saline lunga oltre 3 km, solo parzialmente impiegata per produrre sale marino altamente mineralizzato. Appena fuori Bugibba, invece, è situata la salina più ricca, capace di produrre nell’anno 2019 ben 20 tonnellate di sale. Seguono a ruota Marsascala, Delimara, Xghajra, Zonqor Point e Birzebbuga.
Insomma, tra Malta e Gozo si contano ca. 40 saline ottimamente conservate e alcune di esse – secondo gli studi della ricercatrice Pauline Dingli – risalgono all’epoca romana, mentre altre hanno incontrato i Cavalieri di San Giovanni.
Le saline interpretano ruoli primari nel turismo contemporaneo, sono infatti visitabili tutti i giorni seguendo i muretti che le delimitano ma con il divieto di attraversare le vasche, la cui acqua deve rimanere incontaminata e la morfologia intatta.
Interessante il processo di lavorazione, quasi interamente spontaneo: quando sale la marea, l’acqua viene canalizzata verso le vasche di raccolta, poi la marea si abbassa e l’acqua inizia a evaporare lasciando affiorare i cristalli di sale, impacchettati e venduti non appena asciutti. Ancora adesso il sale di Malta viene ritenuto uno dei migliori al mondo per gusto e qualità, in quanto non soggetto a trattamenti secondari, servito puro in tavola e impiegato nella preparazione di medicine, spray salini e soluzioni cosmetiche.