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L’ex Chiesa Anglicana di Alassio: dal culto alla cultura

Gli abitanti di Alassio la conoscono e ancora vi legano alcuni dei loro ricordi, mentre la maggior parte dei turisti ne ignora persino l’esistenza. Eppure dovrebbe sapere quale importante luogo di culto fu per la cittadina l’ex Chiesa Anglicana, troppo lontana dal muretto, dal budello e dal mare per essere notata.

Sorge nascosta in via Adelasia, vena del borgo entro la quale fluisce il vetusto respiro della spiritualità elitaria. La chiesa è stata edificata alla fine del XIX secolo nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria, al civico 10, su supervisione del canonico della Chiesa di San Paul di Londra.

Ispirata dai vecchi frequentatori britannici, si connette a un progetto del 1882 che trovò ampliamenti e modifiche strutturali agli albori del ‘900, fino a una rifondazione ex novo nel 1927.

Da chiesa a centro culturale

Eretto in stile neogotico, il luogo perse negli anni la funzione di culto, trasformandosi in un centro culturale polivalente: un recupero dei locali atto a evitarne il decadimento. Una scelta sennata, dal momento che oggi entro le sue mura c’è un teatro in cui si tengono conferenze, rappresentazioni, convegni e incontri di vario genere, concerti musicali (l’acustica è perfetta), laboratori e mostre artistiche.

Eppure, al di là della sua evoluzione, l’ex chiesa – circondata da un silente giardino e adombrata da un centenario albero di pepe – seguita a mantenere un fascino irradiato da ciò che contiene, ovvero arredi lignei originali, corridoi dalle arcate in pietra e, all’esterno, forme e volumetrie preposte a infondere un potente senso di grandezza.

Inutile dire che quando si varca il portone, l’ambiente avvolge con inconsueto impeto risucchiando il visitatore in una dimensione temporale limbica. Pensieri moderni e visioni cittadine restano fuori, perché dentro impera quella sensazione di pausa, di cristallizzazione del momento presente.

Una scala conduce al piano superiore che corre lungo i lati portandosi dietro il caratteristico profumo della carta impolverata. Una quantità imponente di manoscritti e libri antichi riempie la vista insieme a un pianoforte verticale. Si alza lo sguardo ed ecco stagliarsi le canne dell’organo, cuore sonoro dell’ex chiesa la cui voce, in fondo, non si è mai spenta comunicando una rinnovata volontà di esistere.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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